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Le recensioni di Bruno Elpis

Carthago di Franco Forte (qlibri)

coverRoma et Carthago delendae sunt

Pubblicato nel mese di luglio anche nella collana dedicata ai “grandi romanzi storici” dal Corriere della Sera, Carthago - sottotitolata “Annibale contro Scipione l’Africano” – narra lo scontro tra due personaggi carismatici e dotati di forte personalità: il cartaginese Annibale e il romano Pubblio Cornelio Scipione, detto l’Africano.
I fatti sono quelli della seconda guerra punica: dalla presa di Sagunto (“Ma sapevano che l’obiettivo di Annibale non era quella piccola città dell’Iberia”) lungo tutto l’itinerario (“Attraverseremo l’Ebro … poi marceremo verso i Pirenei, attraverseremo il Rodano e giungeremo in prossimità delle Alpi”) nel corso del quale i cartaginesi sotto l’egemonia del Barcide mettono a ferro e fuoco l’Italia.

Le battaglie si susseguono vittoriose per Annibale, che si avvale sia della cavalleria Numida (“Neri come la notte, cavalcavano senza l’ausilio delle briglie … per tenere le mani libere e lanciare i loro corti giavellotti …”) sia dell’ausilio degli elefanti (“Durante la traversata del Rodano, alcuni elefanti si erano spaventati a tal punto da arrivare a gettarsi in acqua …”) in un drammatico conto alla rovescia (“Gli elefanti avevano patito più di tutti le fatiche della lunga marcia, l’attraversata delle montagne e il clima rigido di quelle regioni”): “Alla fine era sopravvissuto un solo elefante.”
Dopo la battaglia del Ticino, Annibale e gli “africani dagli occhi selvaggi” – passando per “Clastidium, una cittadella fortificata eretta come avamposto avanzato dell’Urbe in Gallia Cisalpina” – si scontrano con i romani presso il Trebbia (“I cartaginesi hanno attirato i nostri in una trappola”), in prossimità del lago Trasimeno e nella famosa battaglia di Canne.
Alla strategia cinica, non soltanto militare, di Annibale (“… I sacrifici che compivano in onore di Mot, Baal e Anat non erano sufficienti, ma Annibale aveva sempre reagito con collera, affermando che la loro impresa non doveva sottostare al capriccio degli dei…”) si contrappongono la razionalità e la lungimiranza politica di Scipione: “Publio era contento che il Barcide fosse ancora alla testa del suo esercito … Perché voleva esserci anche lui sul campo di battaglia, quando le legioni l’avrebbero affrontato e sconfitto.”
Quando i romani sembrano in balia dell’invasore punico, Scipione intraprende la riconquista astuta di Nova Carthago: “Le maree, da queste parti, sono ricorrenti e di un certo peso”. Un atto che avvia l’offensiva romana, che avrà il suo epilogo in terra d’Africa: a Zama. 

Franco Forte

La contrapposizione tra i due titani della guerra che impegnò l’ultimo scorcio del III secolo a.C. è molto efficace e plastica. La narrazione romanzata, anche grazie agli aneddoti che rinverdiscono le memorie di chi al liceo si è spesso cimentato in traduzioni dal latino, risulta avvincente e affascinante.
Franco Forte, anche autore di thriller storici come “Il segno dell’untore”, combina riferimenti colti senza appesantire il romanzo con espressioni latine (“i centurioni primipili e … due littori con le insegne”) e accompagna il lettore tra battaglie, convivi sui triclini, mercati di schiavi e messaggi in pergamena, senza trascurare sentimenti ed erotismo dei personaggi.
Un libro che non può mancare agli appassionati del romanzo storico e a chiunque voglia imBARCArsi nel genere letterario del quale Franco Forte è maestro. 

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-storici-narrativa-italiana/discussions/review/id:36976/