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Le recensioni di Bruno Elpis

Il dono di Toni Morrison (qlibri)

coverFlorens ha "le mani di una schiava e i piedi di una signora portoghese", ama sua madre e vive in una povera capanna fino all’età di sei anni.
"Proprio allora la bambina emerse da dietro le spalle della madre. Ai piedi portava un paio di scarpe da donna troppo grandi per lei. Forse fu quel senso di sfrenata libertà, quella ritrovata sventatezza unita alla vista delle gambette che spuntavano come due rami di rovo dalle scarpe rotte e sfondate, che lo spinse a ridere. Una risata sonora, a pieni polmoni, per il ridicolo, l’irritazione senza speranza di quella visita."
Figlia di una schiava e probabilmente del tiranno latifondista portoghese, Florens deve affrontare un’esperienza traumatica: quella della separazione dalla madre. Senza capirne il perché. Quando nella fattoria della piantagione del Maryland  giunge  Jacob, commerciante anglo-olandese che deve riscuotere il suo debito, il padrone portoghese propone uno scambio: pagherà il suo debito cedendo una schiava. La madre di colore, che rappresenta l’indennizzo da offrire, intuisce la bontà d’animo dello straniero creditore e allora convince il forestiero a prendersi Florens. Così offre all’ignara figlioletta il suo dono: la possibilità di un futuro migliore.

Da questo momento Florens si prodigherà per lenire l’esperienza dell'incomprensibile abbandono materno cercando l’amore degli altri nella sua nuova vita: la serva Lina; la padrona Rebekka; Sorrow, una strana ragazza che ha trascorso l'infanzia in mare; il fabbro africano che vive libero esercitando l’artigianato. 

Toni Morrison, premio Nobel per la Letteratura nel 1993, racconta in modo diretto, senza antefatti e spiegazioni, lasciando parlare i suoi personaggi.
La polifonia narrativa e il policentrismo delle voci, l’ambientazione nel 1690, l’espressione diretta di pensiero e mentalità infantili, immature o incolte rendono piuttosto difficoltosa e, in alcuni punti inaccessibile, la comprensione del testo.

La bellezza della storia e la particolarità della scrittura possono tuttavia giustificare qualche smagliatura nel nostro desiderio di lettori di tutto penetrare: a volte, ma mi rendo conto che è una mia caratteristica personale, io trovo bella e musicale anche qualche frase insondabile; qui vi sono interi paragrafi che risultano tali.
Nell’opera si coglie la profondità dei sentimenti artistici dell’autrice, mentre i temi - talvolta soltanto delineati – propongono di riflettere sulla storia della libertà, che poi ha il suo contraltare nella storia dell’egemonia occidentale.

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:36915/