Le recensioni di Bruno Elpis
L’enigma del solitario di Jostein Gaarder (qlibri)
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- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Jostein Gaarder, l’autore de “Il mondo di Sofia”, in questo romanzo affronta senza esitazioni “L'enigma del solitario” e lo fa con il sistema a lui più congeniale: quello della filosofia romanzata.
Il metodo è, ancora una volta, quello della metanarrazione: la storia dentro alla storia. Con un simbolismo talvolta esplicito, talaltra più aggrovigliato ed ermetico.
Hans Thomas è un dodicenne alla ricerca di … tutto! E’ alla ricerca della propria identità, della propria storia, dei propri genitori. Sebbene infatti compia un viaggio per rintracciare la madre Anita (che, letta al contrario e non a caso, è Atina!) in compagnia del padre (il pater, così lo chiama sempre), anche il genitore presente e compagno di viaggio è un’entità tutta da conoscere nel percorso verso la coscienza esistenziale e storica.
La madre è un’idea che sovrasta e si materializza soltanto alla fine. Anita, otto anni prima, ha abbandonato la famiglia per cercare se stessa – anche lei! Tutti alla ricerca! – ed è finita ad Atene: la città simbolo della cultura e della filosofia occidentale ("La differenza tra Socrate e tutti gli altri era che questi ultimi, pur non sapendo più di Socrate, erano soddisfatti di quel poco che sapevano. E chi si accontenta di ciò che sa non potrà mai essere un filosofo.")
Il romanzo scorre con le tappe del viaggio, durante il quale un panettiere fornisce a Hans gli strumenti per penetrare una storia surreale: quella di un uomo approdato in un luogo indefinito e improbabile, abitato da un altro naufrago dalla fervida immaginazione; quella di un'isola dove vivono cinquantadue nani (come le cinquantadue carte di un mazzo!) suddivisi in gruppi come i “semi” delle carte da gioco.
Hans così comprende che, per non essere schiacciato dal destino, deve trasformarsi in jolly: la carta più versatile, polivalente e creativa in assoluto. L’unica carta che non ha un ruolo assegnato, l’unica carta in grado di ribellarsi alle regole del gioco ("In qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, potrebbe spuntare un minuscolo giullare coperto di campanelli. E allora, guardandoci dritto negli occhi ci ripeterà le domande: Chi siamo noi? Da dove veniamo? ").
Tramite la sceneggiata delle carte, l'autore rappresenta la vita come un enigmatico solitario orchestrato da un "illusionista che si fa beffe degli altri".
Inevitabile, per il lettore, chiedersi: ma io che carta sono nella mia vita?
Il mitomane si sentirà un asso pigliatutto, il vittimista penserà di essere il due di picche, l’ambizioso – come diceva una vecchia canzone – interpreterà il re di denari, il sentimentale reciterà il ruolo del fante di cuori, l’artista sarà la matta, l’innamorata sarà la donna di fiori o di cuori, a seconda delle preferenze, l’intruso sarà “la peppa tencia” (la famigerata donna di picche). L’importante sarà anche conservare qualche briscola. E magari non giocare con il morto. E non bluffare, come si fa nel poker. O peggio ancora, non barare: con se stessi, con gli altri.
Sarà altrettanto importante capire se si sta giocando a rubamazzetto, a una noiosa partita di bridge, a un triste solitario o alla briscola chiamata, magari con il morto (ancora lui!).
Si capisce che la simbologia delle carte m’intriga?
E voi, amici miei, che carta siete?
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:35528/