Le recensioni di Bruno Elpis
Edipo re di Sofocle (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Abbandonare Freud, senza riuscirci
Ho cercato di rileggere “la tragedia delle tragedie” senza pensare a Sigmund Freud, che si è ispirato al ciclo di Edipo per elaborare la sua teoria psicanalitica.
Ho provato a non pensare a “L’Edipo Re” di Sofocle come al prototipo del romanzo “giallo” in virtù della struttura della storia: scoprire le cause della misteriosa pestilenza che affligge Tebe e far luce sull’omicidio di Laio, facendo emergere il rapporto incestuoso tra Edipo e la madre Giocasta.
E quindi, ho letto una delle più belle tragedie della classicità gustandone la poetica corale: perché il coro ha un ruolo di coscienza collettiva, di partecipazione, di riflessione e, a volte, d’incoraggiamento.
Poi ho apprezzato l’atmosfera di tensione, creata dalle minacce della Sfinge e dal susseguirsi di profezie oscure, e la trama in sé, che procede per successioni concatenate fino all’esplosione della verità: l’uomo è fragile e solo di fronte alla potenza del destino. E la verità acceca.
“Edipo Re” ha un enorme potere tragico perché intesse quelli che, secondo Freud, sono i tre delitti primordiali: il parricidio-infanticidio di Laio, l’incesto di Giocasta, il cannibalismo della Sfinge. E allora – rovesciando la visuale - il complesso di Edipo assume valore simbolico e non è, viceversa, come sempre sostenuto, il mito che ha il potere dell’allegoria:
“Quando il velo della nascita si squarcia, allora egli vede il mondo ed è come rinato ... in realtà ... non faceva altro che rinnovare la situazione della cosiddetta scena primaria ... desidera rientrare nel ventre materno non semplicemente per rinascere, ma per essere trovato là … dal padre."
Bruno Elpis
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