Le recensioni di Bruno Elpis
Agrò e il maresciallo La Ronda di Domenico Cacopardo
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- Scritto da Bruno Elpis
“Stai attento … sei in Sicilia, e in Sicilia con le ammazzatine non si scherza”.
Viene ritrovato il cadavere di Biagio. “Biagio, qui a Sant’Alessio aveva una relazione”.
Nel greto del torrente Agrò viene ritrovata la 128 di Biagio Mudaita.
Delitto passionale?
Esecuzione della mafia catanese? (“Se è così, è nello stile dei catanesi. Mafiosi, amici degli amici”).
Ritorsione legata al mondo del narcotraffico?
Italo Agrò, giovane studente, indaga e supporta il maresciallo La Ronda: “Il giovane fantasticava di piazzarsi in caserma e, da lì, suggerire, anzi dirigere gli incerti passi dell’esperto sottufficiale e dei suoi militari”.
Diviene un’esperienza indimenticabile: “Ora, nei ricordi che gli sarebbero rimasti … ci sarebebro state quelle giornate così piene, così emozionanti, dalle gite in barca all’amore con Irene (ndr: Irene Mangiacola, detta Nené), agli incontri con il maresciallo, uniti da un unico filo rosso: l’estate calante, le prime frescure di settembre, l’amore e l’avvocatura”.
Un’esperienza nella quale provare alcuni rudimenti degli studi universitari: “Oggi, cercherò di fare un grafico, in modo da definire un albero delle scelte …” E concetti come quello del segreto istruttorio. Tratti autobiografici dell’autore-magistrato?
Con Agrò e amici, e sospinto dai venti (“Si riferiva al vento che in traversava lo Stretto in alcune ore della giornata e che, appunto, era chiamato Canale”), il lettore segue uno splendido itinerario: “Appena sotto il castello di Sant’Alessio, superata la piccola grotta azzurra che s’apre a pochi metri dalla punta …”
“A Fondaco Parrino, davanti alla foce della ciummaredda, calarono l’ancora e si gettarono in acqua”.
Un itinerario che tocca Messina, Sant’Alessio (“sotto Sant’Agostino, il mare si placò … una maretta la chiamavano gli esperti, niente a che vedere con quanto succede quando viene il vento Cavaliere che prende il mare a giro …”), Fondaco Parrino, Letojanni, Porticchio e Taormina.
La Sicilia che esce dal romanzo è ricca d’immagini, anche linguistiche (“… la bocca ch’era secca come una ciumara siciliana in tempo d’estate”). E dipinge una mentalità per la quale “Le corna dell’uomo sono forza e virilità … Il Padreterno fece l’uomo dante. La donna la fece prendente. Le corna della femmina, quindi, sono uno sfregio: non sono ammesse”. Con pennellate talmente provocatorie, che alla fine … be’, mi taccio, non posso certo svelare come la sottile ironia dell’autore sorprende il lettore. Al di là dell’esito delle indagini e delle rivelazioni sul responsabile dell’omicidio.
Bruno Elpis
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