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Le recensioni di Bruno Elpis

“La leggenda del morto contento” di Andrea Vitali (qlibri)

cormorani

Le descrizioni paesaggistiche di Andrea Vitali sono inconfondibili: fuggevoli e nitide, sono istantanee di paesi e atmosfere lacustri, più simili a dagherrotipi in bianco e nero che a foto digitali. Perché spesso i romanzi di Vitali sono ambientati nei decenni passati.
Come “La leggenda del morto contento”, che si svolge nell’ottocento: in piena dominazione austriaca.
Sulla storia narrata aleggia una nuvola che, a forma di cane, sembra governare dall’alto la tragica fine di due giovani, figli del potere economico locale e milanese.

scorcio

Lepido, sarto-poeta dal naso rincagnato, assiste alla scena del naufragio mortale, nel corso del quale periscono due giovani di buona famiglia. Lepido ha cercato invano di dissuaderli, perché non prendessero il largo nell’imminenza di una tempesta.
I soccorritori recuperano un cadavere, quello del figlio del Gorgia, mentre risulta disperso il di lui amico, Emilio Spanzen.
I fatti successivi si innestano in una società ove la macchina della giustizia e dei personalismi cinicamente richiede che una vittima venga immolata: e, paradossalmente, questa dinamica rende felice il malcapitato innocente, al quale viene assegnato il ruolo di agnello sacrificale.
Verrebbe da chiedersi: è cambiato qualcosa da allora, in questa nostra Italia ove burocrazia e lentocrazia, collusioni di potere e connivenze a volte travolgono i destini di ignari e incolpevoli cittadini?

scorcio
Andrea Vitali si riconferma autore molto “pop” e in un processo-sipario scolpisce un’impareggiabile “corte dei Miracoli”.
Ove pretore e podestà sono ridicole macchiette.
Ove sfilano umili e popolani, quasi fossero statuine di un immaginario presepe: artigiani, disoccupati, pescatori, comari (la “magnana” la Diomira, la Teresotta, la Cherchelina “piccola, scura, pelosa, con una collezione corallina di verruche sul naso …”, la Strascia che cammina come un’oca …).
Il linguaggio, come sempre, indulge a derivazioni dialettali, comprensibilissime anche a chi non è “del posto”.
E nel finale Vitali regala un’altra delle sue morali malinconiche, dispensata tra sorrisi e sberleffi: la morte azzera i conti, sebbene gli uomini trascorrano la vita in lotte fratricide e insensate! E, nell’equità inesorabile della Signora con la falce, l’umile “morto contento” è esattamente come il rampollo di una famiglia facoltosa…

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-storici-narrativa-italiana/discussions/review/id:31897/

isola comacina

Le foto sono di Ilaria Spes: www.ilariaspes.it