Le recensioni di Bruno Elpis
Fight Club di Chuck Palahniuk (qlibri)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Dal romanzo David Fincher ha tratto un film di grande successo. Molti critici hanno salutato Palahniuk come campione di sperimentalismo e di innovazione letteraria. Io ho letto questo romanzo con un enorme senso di inquietudine. E di ansia.
Tyler Durden è il messia nichilista che ha inventato il Fight Club. “… Fa il cameriere di banchetti, serve ai tavoli di un albergo … e fa il proiezionista …” Da bravo nichilista, Tyler sabota i film perché li proietta “con sparsi qua e là singoli fotogrammi di pornografia”. Sempre da bravo nichilista, anche gli altri lavori li svolge in modo sovversivo: “Cameriere in preda al rimorso ammette di aver contaminato pietanze”. Per realizzare “la nouvelle cuisine dell’anarchia”?
L’inventiva del messia del nulla si realizza in un’iniziativa violenta: la realizzazione dei fight club. “Dopo che sei stato al fight club, guardare football in tv è come guardare pornografia quando potresti fare ottimo sesso di persona”. “E il combattimento va avanti perché io voglio essere morto. Perché solo nella morte abbiamo un nome. Solo nella morte non facciamo più parte del Progetto Caos”.
Difficile capire se i fight club siano una valvola di sfogo o qualcos’altro. Certo è che lo strazio comincia con la partecipazione ai gruppi di sostegno ove “dare un’occhiata a come tirano avanti i malati di cancro” e ove “tutti sorridono con quell’invisibile pistola puntata alla testa”.
A parer mio, due sono gli spunti interessanti che il romanzo offre.
Il primo è il disagio che si respira. In ogni pagina. Perfino in ogni parola.
“Niente è statico. Tutto va a pezzi”.
“Questo era lo scopo del Progetto caos … la completa e immediata distruzione della civiltà”.
“Noi siamo i figli di mezzo della storia, cresciuti dalla televisione a credere che un giorno saremo milionari e divi del cinema e rockstar, ma non andrà così”.
Il secondo è una trovata nella dialettica tra narratore e Tyler. Una trovata che lascia un dubbio nel lettore e lo spiazza: “Questo è un sogno, Tyler è un proiezionista. E’ un disturbo dissociativo della personalità. Uno stato psicogeno di fuga. Tyler Durden è la mia allucinazione”.
Tra frasi tormentone, declinazioni violente e squarci allucinati, la mia mente è corsa più volte al filosofo del nichilismo. Chissà se Nietzsche si sta rivoltando nella tomba.
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:31565/