Le recensioni di Bruno Elpis
Di tutte le ricchezze di Stefano Benni (Qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Nell’ultimo romanzo di Stefano Benni, le ricchezze sono quelle custodite da Martin, un professore in pensione. Un personaggio eccentrico, che parla con gli animali della campagna. E con il suo cane, Ombra, del quale ben conosce il dodecalogo comportamentale. Prima regola del dodecalogo: “Ama il padrone tuo come te stesso.” L’ultima: “Il tuo padrone non è strano, è umano: accettalo”.
Martin vive sull’Appennino, dedicandosi alla poesia e indagando su vita e opere del “Catena”, un poeta morto forse suicida, in manicomio.
La vita del professore è essenziale. Cucina seguendo alcune ricette. Come “il vitello alla ricordati di me (“Prendete una fettina di vitello e sdraiatela nella padella con poco olio. Cercate di ricordarvi che l’avete messa sul fuoco e toglietela prima che si bruci”). O la “ricetta della pasta alla Separati”, altrettanto spiritosa.
Quando nella casa antistante si insedia una coppia litigiosa e in crisi, Martin si innamora della nuova vicina: Michelle. “Il problema è che lei è molto simile, nel viso e nei gesti, all’unica donna che è sicuro di avere amato.” “Michelle, ovvero Nasten’ka … la protagonista delle ‘Notti bianche’.”
L’amore senile di un settantenne per una trentenne (“Non sono innamorato di te, Michelle, sono innamorato della tua giovane speranza. Delle speranze che avevo”) e la solitudine (“E' così: ogni solitudine contiene tutte le solitudini vissute”) sono il filo conduttore del romanzo che procede tra le rivelazioni sui segreti: del Catena, della leggendaria fanciulla suicidatasi alla vigilia delle nozze nel “lago dall’acqua celeste”, della vecchia Berenice. E naturalmente i segreti di Michelle e del professore. “Basta coi segreti … E se ne ha ancora uno, se ne liberi. Non si vola, se si ha qualcosa di pesante tra gli artigli.”
Il linguaggio è particolare, ricco di immagini (il teatro di Sidney diventa “tre tartarughe sodomite”) e di neologismi anche ironici (spendodromo, bedendbrecfast). La storia è raccontata in modo irrituale, con commistioni continue tra immaginario, realtà e aneddoti (come quello de “la campana puttana”!).
Nel romanzo di Benni c’è di tutto: poesia, umorismo, filosofia, concezione dell’arte e della letteratura. E colloquio con i lettori con tanto di supplica finale: “Anche tu pensami. Mentre poso la penna …”
Ah, dimenticavo un particolare logistico. Il libro lo si legge in un paio d'ore. Per lo meno, così ha fatto ...
… Bruno Elpis
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