Le recensioni di Bruno Elpis
Il segno dell'untore di Franco Forte (Malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
La Milano di Franco Forte (un nome che, letto d’un fiato, richiama la città tedesca) è in quarantena.
Corre l’anno 1576 e la peste – quella descritta anche dal Manzoni nei Promessi Sposi – miete vittime e semina terrore: “Chiamatela peste, fuoco del diavolo, respiro di Satana o come vi pare.”
Franco Forte è autore di romanzi di successo come “Carthago”, “La compagnia della morte” e “Operazione Copernico”. E tanti altri. Ma è anche direttore della rivista Writers Magazine e sceneggiatore di serie televisive di grande successo, come “RIS” e “Distretto di Polizia”.
In questo romanzo, Franco Forte dà vita a una nuova creatura: Niccolò Taverna, di professione “notaio criminale”. Basta parlare di “notaio” per evocare – nella nostra triste epoca – concetti inquietanti come acquisto della prima casa e debiti, mutui e detrazioni fiscali vanificate dal governo Monti. Ebbene – e a questo punto val la pena di trarre un respiro di sollievo - sappiate che il “notaio criminale”, per lo meno nel XVI secolo, è l’equivalente di un commissario o di un ispettore, che svolge le sue ricerche per il capitano di giustizia.
Considerato il taglio del romanzo, Niccolò è una specie di Sherlock Holmes. Per il suo agire razionale e raziocinante. E anche per via degli assistenti che ha a disposizione, degni corrispondenti del celebre Watson.
La città di Milano
Il romanzo di Franco Forte si svolge nell’arco di una giornata, il 12 agosto 1576, dall’ora prima sino a Vespro e Compieta.
Dicevamo, a Milano ...
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