Le recensioni di Bruno Elpis
Top ten dei "365 racconti sulla fine del mondo"
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- Scritto da Bruno Elpis
“365 racconti sulla fine del mondo” - Delos Books
Per l’anno incriminato come probabile “terminus ad quem” della storia dell’umanità – questo almeno secondo i Maya di Popol Vuh - i “365 racconti sulla fine del mondo” di Delos Books propongono un antologico compendio di visioni a volte allucinate, a volte ironiche, a volte drammatiche e altrettanti scenari sulla fine del mondo.
Dopo la bella prefazione di Franco Forte, autore di romanzi come “Carthago” e “Il segno dell’untore”, gli autori selezionati sfilano sulle pagine contrassegnate dalle date del calendario e materializzano la loro intuizione sul momento che segna la paventata fine del nostro pianeta.
Quali sono le cause della fine del mondo? Secondo gli autori, le più disparate. Ne ripropongo qui una rassegna stilandone un’ipotetica classifica: una top ten che non vuole essere gerarchica, ma semplicemente espositiva.
Al numero dieci della top ten, troviamo l’errore. Un tragico errore, questo sembra immaginare Scilla Bonfiglioli quando, il 4 gennaio, constata che “Tutti commettono errori”. Raccontando di due protagoniste i cui acronimi rimandano al bene e al male (Dio e Lucifero).
La posizione numero nove - nelle cause della fine del mondo – è occupata da uno strano mix di leggi fisiche e psicologiche, che sembra possa decretare la catastrofe finale. Così Cristina Falzolgher formula, il 7 febbraio, la teoria dell’ “Instabile decoerenza”. Mentre Luigi Costa isola nell’”Egocentrismo” (26 luglio) una causa puramente psicologica – non per questo meno reale - della fine del mondo.
Il 10 febbraio, in posizione numero otto di questa strampalata top ten, Michele Scoppetta propone una matrice tutta musicale del momento fatidico. E così ci suona il suo “Blues”.
Al numero sette, e siamo al 13 febbraio, si insedia Emiliano Maramonte e con la “Morte di un razionalista” cerca invano di opporre - all’ineluttabilità degli eventi - filosofia e raziocinio. Lo fa con ostinazione, ma – ripeto – è un tentativo tanto strenuo, quanto vano!
Alla posizione numero sei troviamo appaiate le cause climatiche e astronomiche della fine del mondo: si tratti del surriscaldamento ipotizzato da Riccardo Carli Ballola (3 aprile: “Il giorno ideale”), della neve immaginata da Marco Caudullo (19 aprile, “Le porte”), dell’eclissi permanente di sole visualizzata da Roberto Guarnieri (21 aprile: “L’eclissi”) o dell’esplosione di una supernova, come teme - il 6 agosto - Alessio Gallerani nella sua “Otto minuti”. E che dire, poi, se il sole cadesse sulla terra? Magari per concretizzare uno scherzo atroce della sorte, come crudelmente concepisce Fatima Cardoso, il 9 ottobre, sancendo che “Al destino non ci si può sottrarre”.
Al numero cinque spunta il fenomeno opposto al big bang primordiale: il big crash, quello de “Il momento esatto” di Fabrizio Fangareggi (11 maggio). Un po’ lo stesso schema seguito da Giacomo Bernini che, in veste agiografica, il 9 maggio, stila un’ “Anti-genesi” nella quale immagina un processo opposto a quello della creazione.
Quarta posizione per le cause bibliche o religiose: Massimo Junior D’Auria, il 23 agosto, ne “La sindrome di Gerusalemme”, incatena l’ultimo profeta a un letto d’ospedale. Mentre Andrea Nepoti Goitan, il 6 settembre, situa su “La collina” una visione che potrebbe essere catalogata come il “quarto segreto di Fatima”. Marina Priorini propone una scena di chiara ispirazione evangelico-apocrifa e, come già fece Leonardo, dipinge “L’ultima cena” il 6 di dicembre. Per connessione di argomento, possiamo anche citare il fanatismo religioso del “Reverendo” di Mauro Verzeletti (18 marzo).
Entriamo nell’Olimpo di questa sconclusionata Hit Parade e al terzo posto troviamo … il veleno! Quello de “L’ultimo ballo” di Pietro Maria Ottorino Gallina (ma in quanti siete il 15 ottobre?).
Damigella d’onore, in seconda posizione, la superstizione: ad esempio la palindromia della data. A questo imputa la fine del mondo Paola Marcella, il 30 novembre, con “Trasmettiamo in mondovisione …” Sulla stessa lunghezza d’onda vien da chiedersi: e se la causa di ogni catastrofe, come la cabala sembra suggerire, risiedesse nella natura bisestile dell’anno 2012? Di fronte a questo dilemma, opportunamente, l’antologia dedica ben due pagine (quella del 28 e del 29 febbraio) all’immaginifico “Mercoledì delle ceneri” di Alan D. Altieri.
Squillino le trombe, siamo al top (ripeto, soltanto in ordine espositivo!) della nostra classifica e, regina tra tutte le cause millenaristiche, troviamo … un’ameba, ossia l’incubo di una pandemia. Come quella temuta da Marcella Pasquali, il 4 agosto, in “Naegleria Fowleri”. O quella descritta da Fabio Novel nel suo coprologico racconto (“Merd@”) del 29 dicembre.
Dall’elenco, per una mera questione numerica di posizioni disponibili, sono rimaste escluse le cause più metaforiche o culturali di una possibile “fine del mondo”: come l’arte di Anna Buscaino che in “Vissi d’arte” (il 6 giugno) affresca la sua natura morta; le parole e la letteratura (“TVB” di Maria Alberta Fiorino, 11 giugno) o le parole non scritte (“Herbsttag” di Barbara Solombrino, 16 settembre). E le motivazioni sentimentali: come la fine dei sogni infantili (ben rappresentata da Diego Lama con “Atlantide!”, il 12 gennaio) o la tragedia dell’amore di “Sei tu il mio mondo”, 28 dicembre, di …