Le recensioni di Bruno Elpis
I bonsai di Carmilla e di Bruno Elpis
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- Scritto da Bruno Elpis
“I Bonsai di Carmilla” sono i racconti che compongono l’antologia curata dall’associazione culturale “I sogni di Carmilla”: la seconda raccolta di storie, dopo l’esperienza precedente, che ha portato alla pubblicazione di “Italian noir”. Un’altra iniziativa dunque dell’associazione che reca, nel proprio nome, il riferimento al vampiro-donna con il quale Sheridan La Fanu (1872) ha anticipato di venticinque anni il “Dracula” di Bram Stoker (1897).
Come illustrano Gisella Calabrese e Giuseppe Mallozzi, “Il bonsai è una piccola opera d’arte in botanica. Una pianta perfetta in miniatura, nelle sue misure così ristrette, identica in tutto e per tutto al suo simile, ma decine di volte più piccola…”
“I Bonsai di Carmilla volevano essere proprio questo: una sfida a giovani autori nel riuscire a creare un racconto … in uno spazio molto ristretto”.
Ci siamo riusciti? Provo a rispondere rifacendomi a una descrizione (in corsivo) dell’arte del bonsai.
Con questa particolare tecnica si guida del materiale vegetale ad assumere forme e dimensioni volute …
Enrica Aragona, comincia lei con il piglio giusto. Rompe il ghiaccio con un bonsai irresistibile: le sue “Innocenti evasioni” evocano nominalmente le canzoni di Lucio Battisti e, nel contenuto, la farsa.
… pur rispettandone completamente l'equilibrio vegetativo e funzionale.
In fondo, all’equilibrio esistenziale mira Paola Reita, sentendosi “Un’estranea”. Bonsai d’ispirazione pirandelliana.
Il termine "bonsai" è giapponese ed è costituito dai due ideogrammi ?? :
Due ideogrammi, due come gli occhi che chiude John Crew in “Wine street” di Luca Marinelli, per assaporare un’ultima volta il sapore della felicità. In una goccia.
il primo significa vassoio o contenitore (bon) …
Come spiega anche Giorgia Neri ne “I bonsai di nonna Maria”. Un racconto sul tema conduttore e un ingenuo gioco, come l’arte botanica delle miniature vegetali.
… mentre il secondo (sai) significa educare e, in senso lato, il coltivare.
Sarà per questo che Stefano Merenda, ne “Il domatore di onde”, narra come educare un antagonista per sua natura insubordinato e ribelle: l’oceano!
I bonsai, sia come senso estetico naturale sia come la filosofia orientale suggerisce, devono seguire degli stili ben precisi …
Qwerty ha un suo stile: “Nove piccole bugie” a volte servono, in classe. Ce lo racconta con estetica agrodolce Antonio Vigani.
… accomunati dalla conicità del tronco,
La perfezione delle forme solide rimanda alla perfezione ideale di un sentimento e della felicità che ne deriva: beata Maria Basilicata, che vive intensamente l’amore! E fortunato il suo “Momo”!
dalla dimensione ridotta delle foglie,
Lodovico Ferrari, un caso esplicito e assai curioso di “nomen omen”, con “Rally” scolpisce un bonsai degno di “italian noir” e ci fa pensare alla fatalità di certi errori.
e soprattutto dalla naturalezza della pianta stessa.
Naturale, per gli scrittori, essere perseguitati dalle proprie creature. Ma Federico Pergolini ha uno stratagemma: relega “L’incubo dello scrittore” in un racconto breve.
La tecnica bonsai è legata a quello che gli Orientali chiamano seishi: l'arte di dare una forma …
Beatrice Traversin prova a dare forma e voce al tormento. E scrive con l’inchiostro rosso “A strisce sul mio viso”.
Gli orientali definiscono il bonsai come l'unione della natura con l'arte.
Lo sa bene Enrico Arlandini e lo esprime in modo bohémien e poetico con il “Canto per sentirti accanto”. Così “Sono innamorato, allora esisto”, a questo punto, diviene una verità di cartesiana evidenza.
Il bonsai non si può insegnare con formule esatte o regole matematiche …
Paradosso! Alessandro Mascherpa propone invece “Una soluzione ecologica” quasi matematica. E speriamo che questa soluzione non venga adottata alla lettera da coloro che hanno a cuore i problemi dell’ambiente.
… ma con i canoni della botanica,
“Chocolate lessons” rappresentano i canoni erotici che Maria Stella Rossi suggerisce, ispirandosi a un piacere ambivalente. Racconto destinato a mietere numerosi consensi per il binomio che propone l’inventrice del “bacio alla nutella”.
senso estetico,
Ahimé, Adhala non riesce a coronare la sua missione sul “Pianeta incontaminato” creato dall’immaginazione di Daniela Piccoli in questo bel fantasy-dramma.
e una buona dose di pazienza.
Maria Rosaria Luongo propone il suo “Raccontino noir” ed esercita la sua pazienza cogliendo, in senso animistico, chiari indizi ... perfino nei rumori della lavatrice.
Per valutare un bonsai si devono prendere in considerazione i cinque punti fondamentali attraverso i quali si esprime tutta la sua bellezza e la sua armonia: radici, tronco, rami, foglie, apice.
Tanto per rimanere in tema di creature piccole ed armonizzate, Alberto Tristano descrive con umorismo i “Microscopici amori” nell’improbabile storia tra un acaro e un helicobacter pylori!
Le radici devono disporsi possibilmente a raggiera,
E le radici, in “No bullets in the gun” di Alessio Coccia, affondano in un terreno impervio e sdrucciolevole: quello della follia.
deve essere visibile la parte di radici che penetra nel terreno, in modo da dare il più possibile la sensazione di forza e stabilità della pianta.
Altro noir in scala 1:100000... “Senza respiro” di Anthino è crudelissimo nel calare l’asso di un tragico destino a decidere le sorti in un inseguimento all’ultimo sangue.
Il tronco deve avere, a seconda degli stili, andamento eretto o sinuoso.
Le “Cose senza importanza” di Edoardo Brosio sembra rappresentino esattamente il contrario: cose di importanza estrema, che fuoriescono dalle scatole vuote.
Rami: per la formazione della chioma la miglior disposizione da dare ai rami è quella in cui i più grossi si espandono verso i lati e il retro …
“La bambola” di Arturo Alessandri si espande per un attimo dalla realtà virtuale e approda alla vita reale. Ma poi si sgonfia, in un viaggio di ritorno verso Love Jane.
… per dare profondità e tridimensionalità.
“L’ultima occasione” narrata da Tullio Aragona (ma sei parente di Enrica?) è davvero profonda. Al punto da apparire addirittura quadrimensionale, proprio come una bara.
Le foglie vengono mantenute piccole,
E, tra le piccole foglie dei bonsai, spira un vento che narra storie struggenti. Un vento che scrive, insieme a Salvatore Stefanelli, “Il libro del vento”.
L'apice, ovvero la porzione terminale del bonsai, deve mostrare vitalità, in quanto simbolo di vita.
Ecco, lo sapevo che al gatto nero (Poe docet?) capitava l’abbinamento sbagliato: quello con “il simbolo di vita”. Che sia giunta l’ora di sfatare il sinistro mito del black cat? Cosa ne pensavi, Paolo Bartolozzi, mentre scrivevi che “Anche i gatti nel loro piccolo …” ridono!
I bonsai che presentano l'apice spezzato o inesistente, non hanno pregio.
Il “Risveglio” narrato da Cinzia Leo ha un grosso pregio, proprio come un bonsai che mantiene il suo apice in splendida forma. Ci ammonisce, ancora una volta, su quella che è la fine più probabile del nostro pianeta. E lo fa con una bella favola catastrofista. Basterà a spaventarci?
Un altro aspetto interessante è che si tratta di un'opera d'arte mai finita: la pianta continua a crescere e modificarsi, bisogna quindi accudirla sempre.
Non come “La sposa” di Andrea Leonelli, che “finisce”. In un racconto cromatico, pieno di chiazze bianche, rosse e nere, l’epilogo possibile è uno solo, soltanto uno.
I bonsai si possono ottenere con i seguenti metodi: da seme …
Mauro Zanetti, seminando, anziché un bonsai ha prodotto “Un campo di rose” cosparso di petali. E’ inevitabile, non vorrei essere banale, perché Mauro non lo è stato: ma si sa, ogni rosa chiama … la sua spina!
Da talea …
La talea è il virgulto che produce radici nell’acqua. Nel racconto di Diego Cocco, di acqua ne scorre tanta. E “l’uomo che cammina sotto la pioggia” è proprio come una talea.
Da margotta …
La margotta è il ramo che produce radici. Occorre scegliere un ramo interessante, che si presti a divenire bonsai. Così ha fatto Lorenzo Marone: “Il buio” è un gioiello di creazione introspettiva. Assolutamente da leggere.
Da piante in vivaio …
Alessandra Zenarola, chiedendosi “Da dove si comincia”, propone una storia circolare, attraverso immagini di vita quotidiana. Alla sua domanda, io rispondo: “Si comincia dal vivaio!”
Da raccolta in natura …
Serena Rosata, a proposito di natura, racconta “Le notti di Aurora”. Quanti colori: nel nome dell’autrice, nel titolo e nelle parole della storia! Serena, hai mai pensato di utilizzare lo pseudonimo di “Rosa Serenata”?
Da pre-bonsai …
Il pre-bonsai di Diego Capani, quello confluito ne “Il secondo diario di J. Harker” è addirittura … il conte Dracula. Un vero “bonsai di Carmilla”, anche quanto a genere.
Quando il bonsaista inizia a impostare una pianta, è sempre indispensabile procedere a una potatura di formazione.
Di fronte a questo principio, Giovanni e Marco Ferrari propongono un “Nuovo inizio”. Racconto vagamente claustrofobico e futurista, con finale promettente (il buon inizio!).
E’ spesso necessario correggere la direzione dei rami grazie alla tecnica del filo.
Veronica Di Geronimo, non hai ceduto alla tentazione di mettere nelle mani della tua eroina un filo? Con quello avrebbe potuto sistemare per le feste “L’orco”! Veronica, in realtà, con il filo ha modellato il suo racconto per chiudere in bellezza la raccolta.
“Sogni di Carmilla” cosa ne dite? Missione compiuta? Io rispondo affermativamente. Molti racconti sono ben scritti e interessanti. La varietà dei bonsai è davvero rappresentata in pillole di umorismo, di noir, di fantasy e di introspezione. Concludo con un’ultima annotazione: tra i bonsai di Carmilla c’è anche “Qualis artifex pereo” di …
… Bruno Elpis
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http://www.malgradopoi.it/letture-consigliate/i-bonsai-di-carmilla