Le recensioni di Bruno Elpis
Pasticcio padano di Gaia Conventi (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Qual è la ricetta del Pasticcio padano inventata da Gaia Conventi?
Nell'epoca del trionfo di programmi televisivi culinari nei quali chef e cuochi si atteggiano a divinità che contendono a influencer e opinion leader l’altare di una nuova idolatria, Gaia Conventi combina il suo Pasticcio padano con gli strumenti che le sono congeniali: carta e penna, una buona dose di umorismo, tanta energia, l’amore per la sua città e per i dintorni di Ferrara.
Ma quali sono gli ingredienti di questa ricetta che promette di compiacere prima l’olfatto e poi il gusto?
Provo a sintetizzarli con le tonalità e lo schema di un programma radiofonico che, nella mattinata, cerchi di fornire qualche spunto alla casalinga che non sappia cosa cucinare a mezzogiorno.
Prendete un eroe nostrano che abbia già dato prova di abilità solutorie nel precedente Giallo di zucca: sì, proprio lui, Luchino (“Ora faccio il fotografo divorzista, e detta così suona anche bene”), il nipote dei librai Girondi, il padrone del pastore belga Poirot, che con il suo cane parla per condividere una recente delusione amorosa (“Poi ne parliamo, poi ti spiego ancora una volta perché Mary e la tua dalmatina se ne sono andate”).
Aggiungete due gaglioffi (Carlo e “L’Imbecille… a lui i libri sembrano sempre troppi”) che, fame coacti come la volpe di Fedro, vengono ingaggiati per un rapimento decisamente anomalo, tutto da ridere (“Questo ha una paura tale… e ripensa a Iago, che pare divertirsi come un bambino in giostra…”), ma con una finalità ben precisa (“Ci serve il libro dei monaci e della biblioteca, quello dove muoiono in tanti”).
Unite l’oggetto del rapimento aka ratto (“Siamo incappati in un rapito piuttosto collaborativo”) pensando alle Sabine, sempre per cavalcare l’onda della classicità. Ma qui il rapito, delle Sabine - forse - ha soltanto, ehm, la verginità. Sto parlando dell’aiutante libraio Iago, che non brilla per prestanza fisica (“In quella pellicola Marty Feldman assomiglia a Iago. Più in bello”), ma sa essere creativo (“Dici che Iago si diverte a comporre poesie coi dorsi dei volumi?”).
Amalgamate gli ingredienti con una famiglia nobiliare di conti (“I de Bon… per capire se il conte stia rischiando di cadere nelle braccia sbagliate”), dediti parimenti a lotte dinastico-ereditarie, ludopatia e vizi vari (“Ulisse si accende l’ennesimo calumet della pace”).
Impastate tutto con le gesta del figlio dei librai Girondi, il Pierfilippo (“La laurea l’ha recuperata col retino da farfalle”) che con i suoi compagni di merende decide di giocare al’investigatore.
Cuocete, poi lasciate raffreddare e servite sul tavolo dei gialli italiani, che pullulano di commissari e ispettori (ne abbiamo almeno uno in ogni capoluogo di provincia!) belli, dannati, tenebrosi, tormentati, perspicaci, affascinanti, contesi, visionari e chi più ne ha, più ne metta.
Un tavolo ove il giallo comico dell'autrice del Tris estense (cliccate sul link per visitare la pagina dedicata alla trilogia) - il giallo comico, questo sconosciuto - non s'è mai visto.
Ecco, ora potete finalmente gustare il romanzo di Gaia Conventi.
Ah, dimenticavo: un cenno sul ristorante! Il locale pentastellato (come il neo-governo nato da un parto dolorosissimo!) è la Ferrara tanto cara all’autrice: così ricca di storia, con i Lidi Estensi, il faro di Goro, il delta del Po e l’atmosfera magica che Gaia s’impegna a demistificare con l’umorismo, senza tuttavia riuscire minimamente a nascondere il proprio pazzo amore per la sua terra…
“Al Lido di Volano… la neve ha deciso di battezzare nuovamente la costa. Farfalline candide danzano sulla spiaggia vuota, priva di vita balneare. Sul margine dell’arenile, dove la risacca fa il proprio dovere nonostante la mancanza di bagnanti, il mare porta a riva rami d’albero e rimasugli di vita marina.”
Bruno Elpis