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Le recensioni di Bruno Elpis

Io, Partenope di Sebastiano Vassalli (i-libri.com)

coverSebastiano Vassalli fornisce nella postfazione di “Io, Partenope” (“Partenope… era una dea del mare venuta a morire sotto al Vesuvio”), ultima atto della sua scrittura, l’esegesi per  la collocazione dell’opera nella sua produzione letteraria e nella sua poetica. 

La biografia romanzata di Giulia Di Marco consente di presentare la dimensione religiosa di un secolo, il 1600, caratterizzato dall’ingerenza dispotica e repressiva del papato (“I papi… vogliono ridurre il rapporto degli uomini con Dio a un sistema governato da loro, e vogliono distruggere la spontaneità della fede”), completamente impegnato nei giochi di potere maschilisti (“Si sarebbe potuto impedire che si formasse, nella Chiesa, una via femminile al rapporto con Dio. La religione di Eva”), volti a mortificare le istanze mistiche e di rinnovamento, dei quali la suora si rende interprete, andando incontro alle violenze dell’Inquisizione. 

Giulia ha un’infanzia contrassegnata dalla povertà (“Credevo… che nostra madre ci avrebbe venduti… seguendo l’ordine d’età”) e dagli abusi, e quando si affranca da una prematura convivenza more uxorio (“Con mastro Leonardo sono rimasta cinque anni e ho continuato a servirlo anche quando avrei potuto avere dei figli perché lui ormai era malato e non dormivamo più insieme”), si lascia irretire da un guappo.

“Io che ero nata in una famiglia poverissima a Sepino in Molise ed ero dovuta diventare l’amante bambina di un uomo che avrebbe potuto essere mio nonno, mi portavo dentro quel passato come una colpa, e volevo diventare normale. Perciò, quando ho creduto che fosse arrivata l’occasione giusta… ho creduto, a vent’anni di aver trovato l’amore.” 

Nel nuovo corso della sua vita (“Che altro potevo fare se non diventare suora in quell’unica forma che era consentita a una ragazza come me, senza corredo né dote né presentatori autorevoli?”), la concezione religiosa di Suor Partenope trova seguito (“Padre Aniello… fu lui a tracciare le basi dottrinarie della nostra religione e della nostra Comunità di preghiera”), diffusione e simpatie in una città creativa come Napoli (“Un cattolicesimo alla napoletana, che mescola i corni di corallo ai santini, gli scongiuri ai Vangeli…”). Il successo dell’esperienza pone l’interprete dell’estasi sotto gli strali della repressione inquisitoria (“La Chiesa dei papi ci aveva già individuati come suoi nemici ma non avrebbe potuto arrestarci senza scontrarsi con i viceré di Napoli”)  e de “L’uomo più brutto del mondo: il nunzio apostolico monsignor Deodato Gentile… commissario del Santo Offizio per il Regno di Napoli”, che si accanisce contro gli attivisti del nuovo credo e fa “deportare” Giulia a Roma. Imprigionata, torturata e processata, viene costretta all’abiura in una cerimonia impostata per soddisfare gli appetiti insani del giustizialismo pontificio e popolano. 

Dopo l’abiura, Suor Partenope rimane a Roma, ove conosce Gian Lorenzo Bernini, grande protagonista della bellezza artistica e del senso religioso di quel secolo. Interessato all’esperienza mistica di Giulia (“Avrebbe voluto sapere se, per gli uomini, quel piacere fisico si accompagna, come nella congiunzione tra i sessi, con l’uscita del seme dal corpo”), Bernini ne penetra talmente bene lo spirito (“L’estasi è soltanto un passaggio: uno tra i tanti, nel cammino che il nostro corpo e la nostra mente possono compiere all’interno di Dio”) da riprodurlo in una meravigliosa opera, ai tempi considerata scandalosa (“Le statue dello scandalo rappresentavano un Angelo seminudo, bellissimo, che trafiggeva con un dardo la santa patrona dei Carmelitani Scalzi, Santa Teresa”). 

Il finale è ottimamente costruito e introduce il ruolo dello scrittore nella storia di Giulia (“Lo straniero che aveva avuto il potere di fermare il tempo”). 

Bruno Elpis 

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