Le recensioni di Bruno Elpis
Sovvertimento dei sensi di Stefan Zweig (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Talvolta gli studenti si appassionano alla figura di un professore particolarmente coinvolgente o carismatico. Spesso non si considera che anche il docente possa trarre dagli studenti ispirazione, forza e sentimento. Qualcosa di simile accade nel “Sovvertimento dei sensi” di Stefan Zweig.
Rolando è uno studente universitario di bell’aspetto. Dopo una dispersiva esperienza di studio a Berlino (“È possibile che quest’ubriacarsi dei propri succhi, quest’infuriare contro se stessi, appartenga in qualche modo a ogni forte giovinezza messa per la prima volta in libertà”), su indicazione del padre si orienta verso un’università di provincia della Germania centrale. Lì rimane folgorato dalla presenza di un docente (“Quell’incantevole professore”) che appassiona i propri allievi. Con lui, Rolando instaura una frequentazione assidua, intensa e tormentata (“Sussultavo, tremavo, il sangue mi scorreva caldo nelle vene, mi sentivo la febbre addosso… ascoltare un discorso appassionato”), sistemandosi in una camera sopra la residenza del professore e facendo la conoscenza della moglie.
Il docente sembra trasfigurarsi nella passione che imprime alle lezioni, salvo riassumere le sembianze di un vecchio (“La larva incartapecorita d’un vecchio”) quando la tensione dell’insegnamento viene meno, ma rappresenta un enigma agli occhi di Rolando per via di improvvise sparizioni che si protraggono per qualche giorno.
Grazie agli stimoli dell’allievo (“Lei ha dato alla mia stanchezza lo slancio che l’ha salvata”), il professore attende alla redazione di un’opera letteraria, concepita ma mai realizzata, che prende corpo sotto dettatura in sedute quotidiane nello studio disseminato di simboli (“La scuola d’Atene di Raffaello… il busto del Ganimede parigino… il San Sebastiano di un antico scultore tedesco, bellezza tragica”).
Rolando si dibatte tra il desiderio di una relazione totalizzante, il mistero delle sensazioni che lo investono, il senso di colpa per il tradimento consumato ai danni del professore (“Così successe che tutti e due, per comune odio, commettemmo qualcosa che sembrava amore”).
Una drammatica confessione del “meduseo segreto” sarà per Rolando fonte di ogni comprensione, mentre le ombre proiettate sul legame sentimentale si dissolvono in un addio risolutivo di ogni incompatibilità strutturale.
Perché l'ho letto con la memoria sintonizzata su "Morte a Venezia", nonostante il racconto sia incentrato sull'interazione dei due protagonisti?
Bruno Elpis