Le recensioni di Bruno Elpis
Grottesco di Patrick McGrath (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Spoiler: l’assassino è il maggiordomo!!!
Patrick McGrath con “Grottesco” sfodera un’opera dall’architettura gotica, eretta nell’atmosfera livida della tenuta-casa Usher dei Coal, che si affaccia sui miasmi di una palude e tra lugubri sinfonie (“Dal grammofono salivano le note di una canzonetta”).
Il sarcasmo noir è il tessuto connettivo di una vicenda grottesca, nella quale Sir Hugo Coal assiste con rabbia impotente all’ingresso nella sua proprietà (“Per la prima volta notai lo sguardo del maggiordomo su di me: da sotto le palpebre socchiuse brillava un’inconfondibile ostilità”) della coppia di servitori coniugi, Fledge e Doris (“Così si presentavano, lo sciacallo e la cornacchia”), alla progressiva ascesa del maggiordomo nelle grazie della moglie Harriet (“L’unico mio proponimento è narrare quel che ho sofferto per mano di un servo infido e di una moglie fedifraga”), alla decadenza etilica di Doris (“Notai che i movimenti della donna avevano qualcosa di inconfondibilmente furtivo”), alla follia strisciante della figlia Cleo….
Sir Hugo è paleontologo, elabora una spericolata tesi secondo la quale i dinosauri altro non sarebbero che uccelli, ama rifugiarsi nel fienile (“Quello era ormai a tutti gli effetti un laboratorio di ricerca”) che ha allestito a proprio studio con tanto di ricostruzione dello scheletro del Phlegmosaurus.
Rabbiosamente assiste al morboso rapporto che Fledge instaura prima con Sidney, il fidanzato di Cleo, poi con Harriet… Non può che essere lui, l’assassino di Sidney… il maggiordomo!
SPOILERISSIMO
Il grottesco della storia sta nel fatto che essa viene raccontata facendo leva sull’inversione (“Mi ha voltato la sedia a rotelle contro il muro”): tra apparenza e realtà, tra punto di vista del narratore ed elemento narrato, tra ricattatore e ricattato, tra i ruoli dei diversi personaggi (“Credo che per Fledge io rappresenti una specie di trofeo, più o meno come la testa di cervo appesa nell’atrio davanti all’orologio”).
McGrath è abilissimo nell’instillare un dubbio: e se la storia narrata fosse soltanto un gioco di specchi (“Nei suoi occhi corvini divampò il terrore”)? In tal caso, Sir Hugo trasferirebbe in Fledge – che prende il suo posto nella casa, nel letto, negli abiti - le proprie perversioni: sessuali (una prova di ciò: Sir Hugo confessa di avere un matrimonio bianco con Harriet) e perfino omicide, ribaltando sul giardiniere George Lecky ogni responsabilità e condannandolo alla forca.
Lo ammetto, sono stato contagiato e, nel mio piccolo, ho operato l’inversione tra il titolo (l’assassino è il maggiordomo!) e l’interpretazione del romanzo (l’assassino è chi trasfigura il maggiordomo, proiettando se stesso in lui!).
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:47530/