logotype
Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis

Le recensioni di Bruno Elpis

La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata (qlibri)

Tocca il fuso (Malefica) 

“La casa delle belle addormentate” diYasunari Kawabata è un’opera tanto più sorprendente quanto più anestetizzata dalla letargia degli improbabili protagonisti: le belle addormentate (“No, non si trattava di un balocco: per quei vecchi era forse la vita stessa”), vergini prezzolate (“una prostituta vergine, e di quell’età!”) che – immerse nel regno di Morfeo – a occhi chiusi intrattengono anziani clienti (“L’ardente desiderio di sogni irrealizzati dei poveri vecchi, il rimpianto dei giorni perduti, non era tutto racchiuso nei peccati di quella casa dei segreti?”) ormai deprivati, per età, dell’attività erotica. 

 

 

Invitato da uno di questi vegliardi frequentatori, anche Eguchi (“Alla sua età, Eguchi non voleva aggiungere un altro squallido incontro”), pur sessualmente ancora attivo e quindi potenzialmente pericoloso (“E se in rappresentanza di tutti i vecchi che vengono qui a essere umiliati, per vendetta infrangessi il tabù di questa casa?”), si accosta alle gioie della stravagante casa di tolleranza (“Quanto più strana era la regola, tanto più rigorosamente la doveva osservare”) e in cinque incontri (“Non è la stessa dell’altra volta, allora?”), sempre più ravvicinati nel tempo (“Anche Eguchi a poco a poco era stato preso dalla forza magica delle ragazze costrette al sonno”), conosce le straordinarie interpreti di una modalità erotica insolita  (“Non aveva mai trascorso con una donna una notte altrettanto innocente”) e carica di implicazioni. 

Gli incontri si svolgono nell’ambientazione magica del luogo, nella luce rossa diffusa dalle tende di velluto, e procedono nella visione della fanciulla che di volta in volta viene assegnata, tra memorie (“Le parole dormire come morto riportarono alla mente di Eguchi il ricordo di una donna”) e ricordi (una geisha che l’aveva rifiutato, l’amante degli arcobaleni, la figlia terzogenita contesa da due pretendenti) suscitati da particolari (“Che abbia dovuto correggersi un labbro leporino?”) e aromi, nel piacere sinora sconosciuto di una sessualità non consumata alle modalità canoniche, attraversare immagini, fantasie e sogni (la donna con quattro gambe; il parto mostruoso della figlia). La prima ragazza ha il sapore di latte, la seconda è la ragazza esperta, la terza quella inesperta, la quarta è la  ragazza calda. Nell’ultimo appuntamento il piacere si duplica (“Oggi ci sono due ragazze”): la ragazza bianca e la ragazza bruna, in contemporanea… 

Kawabata incanta con una rappresentazione eccentrica dell’eros, blandisce con immagini e parole (“Pensare in un luogo simile a mia madre come alla mia prima donna!”), sorprende con una conclusione che è un colpo di coda tinto di noir (“Chissà per quanto tempo, dopo che il vecchio era morto, la ragazza addormentata aveva continuato a starsene calda accanto al freddo cadavere di lui”) ove amore e morte si combinano tra i profumi dei fiori e nel fragore della risacca. Con gli ideogrammi di quest’opera il Maestro giapponese trasforma – moltiplicandola in un gioco di specchi - la bella addormentata di Perrault nelle riproduzioni delle inconsapevoli, narcotizzate e complici bellezze dagli occhi a mandorla. 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi-erotici/la-casa-delle-belle-addormentate/