Le recensioni di Bruno Elpis
Atti di adorazione di Yukio Mishima (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
“Atti di adorazione” è una raccolta di sette racconti, attraverso i quali è possibile assaporare l’abilità nella narrativa breve di uno scrittore complesso come Yukio Mishima. Non bisogna dunque aspettarsi di leggere storie che risolvano la propria essenza nell’intreccio, perché – piuttosto – si tratta di scorgere la scaturigine che proietta sulle pagine del libro un articolato gioco d’ombre, sospeso tra poesia, psicologia e antica cultura giapponese.
Il primo racconto, il più lungo, s’intitola “Atto di adorazione” ed è la cronaca intima di un pellegrinaggio ai templi di Kumano, compiuto da un sessantenne professore con la sua governante, aspirante poetessa. Attraverso l’allegoria dei tre pettini che recano, ciascuno, un ideogramma che compone un nome di donna, viene celebrata un’idea dell’arte come nascondimento (“La lezione che ci viene impartita da Eifuku Mon’in riguarda l’importanza di dissimulare nell’arte i propri sentimenti”).
“La spada” si svolge nell’ambiente del kendo, la scherma giapponese, ove lo schermidore Kokubu Jiro esprime la concezione della disciplina sportiva come rappresentazione (”Tutta la sua vita quotidiana avrebbe ruotato intorno alla scherma. La spada era un cristallo acuminato, un concentrato di puro potere, la forma naturale assunta dallo spirito e dalla carne quando sono uniti in un unico strale di pura luce. Tutto il resto non era che mera futilità”) e concentrato di riti e tradizioni (“Una seduta punitiva di seiza poteva essere dura, ma in confronto alle punizioni dei tempi antichi era una cosa da nulla”).
“Fontane nella pioggia” gioca sulla triade acquatica delle lacrime di Masako, che sta per essere abbandonata, della pioggia e delle fontane: “La natura beffarda di quell’associazione” agisce cinicamente sul desiderio di rottura (“Sì, fontane nella pioggia. Metterò a confronto l’acqua delle fontane e le lacrime di Masako”).
“La sigaretta” delinea l’adolescenza (“Durante l’adolescenza i giorni si susseguono ai giorni, senza che nulla venga veramente risolto”) come periodo ove l’interiorità è dominata dai primi tumulti sentimentali. Allo sport, Nagasaki preferisce il circolo di letteratura, e quando s’imbatte in un ragazzo più grande che fuma clandestinamente, viene metaforicamente iniziato alla trasgressione emotiva (“Non ci si poteva sbagliare su quella voce vivace, traboccante giovinezza! Alzai lo sguardo su di lui, ero sul punto di mettermi a piangere per l’emozione”).
In “Pane all’uva” Jack – reduce da un tentativo di suicidio (“Era in una notte identica a questa che tentai di uccidermi”) – dopo una festa sulla spiaggia (“La banda che stazionava al jazz bar aveva avuto l’idea di accomiatarsi dall’estate con una festa, una festa un po’ insolita, da qualche parte in riva al mare. La sulla sabbia, si sarebbero dimenati in un twist e avrebbero mangiato un intero maiale arrosto. Si sentivano come se stessero dando vita a una sorta di primitiva danza rituale…”) - partecipa mangiando “pane all’uva” al rapporto che il culturista Gogi sembra infliggere alla sua bellissima ragazza.
Nel “Tramonto sul mare” – corre l’anno 1272 – un vecchio rivive la sua storia: da ragazzo ha abbandonato la Francia per imbarcarsi in una Crociata (“A te, Henri, spetta il compito di riconquistare la Terra Santa!”) e, dopo un lungo viaggio, è approdato al ruolo di custode di un tempio giapponese (“Un vecchio ed un ragazzo stavano salendo su per la collina… che s’innalza dietro il tempio di Kenchoji, a Kamakura”).
“Martirio” descrive il piacere sadico (“Un re dei piccoli demoni dominava nel pensionato”) che talvolta scorre nei rapporti giovanili, qui rappresentato dalla pena collettiva inflitta al ladro di un libro (“Appena messo il piede nella scuola, Watari era stato subito oggetto di angherie”), “Le vite parallele” di Plutarco.
Bruno Elpis