Le recensioni di Bruno Elpis
Musica di Yukio Mishima (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
“Musica” di Yukio Mishima narra la storia di Reiko sotto forma di relazione dello psicanalista, il dottor Shioni, al quale la giovane donna si affida per cercare di guarire dalla patologia che l’affligge.
La donna ha evidenti sintomi (“Reiko, oltre all’inappetenza e alla nausea… aveva cominciato a soffrire del tic…”) che manifestano un disagio isterico (“Sono sicura che se riuscirò a godere mentre faccio l’amore scompariranno d’un tratto tutti i miei disturbi”). Tra i segnali del disturbo, uno in particolare colpisce l’attenzione del terapeuta: “Dottore, perché non sento la musica?”
Qual è la causa dello strano fenomeno?
Troppo facile pensare al contenuto manifesto del sintomo (“La musica era soltanto un elegante simbolo dell’orgasmo?”).
La storia di Reiko è peraltro ricca di spunti per chi ricerca di penetrare una psiche complicata e ribelle: la prospettiva di un matrimonio imposto (Reiko “… odiava il fidanzato ufficiale, un cugino di secondo grado che era stato scelto per lei sin da bambina…”), la relazione d’amore con l’atletico e affascinante Ryiuchi Egami, il rapporto di compensazione con Hanai, un giovane impotente (“Reiko grazie alla sua impotenza sentiva la musica”), il ricordo di un episodio dell’infanzia (“Giochiamo a morra cinese, e a chi perde glielo tagliamo”), il complesso d’Edipo affiorato dopo aver visto il padre nudo, il legame con il fratello…
L’esegesi del dottor Shioni è complicata dalle caratteristiche della paziente, che si oppone alla terapia con menzogne (“Sono bugie. Sono tutte bugie. Io sono una donna che non sa far altro che mentire”) e resistenze di ogni tipo, e dai meccanismi di tansfert (“C’è il rischio che la personalità del paziente prenda il sopravvento su quella dello psicanalista”) che intervengono quando il dottor Shioni si sente attratto da Reiko.
Il metodo adottato è quello della psicanalisi freudiana, che assume le libere associazioni, l’interpretazione dei sogni, la lettura dei simboli (“A volte penso che le forbici siano un travestimento della falce della morte”) e i lapsus (“Questa sua complessa costruzione era stata improvvisamente demolita da un semplice lapsus”) come strumenti di indagine. Quando questi mezzi si rivelano insufficienti, l’analista abbraccia evoluzioni successive della teoria psicanalitica (“La psicopatologia della Daseinsanalyse di Binswanger… una teoria nata dall’ontologia esistenzialista di Heidegger e di Jaspers”).
In questo romanzo Mishima trasfonde il proprio atteggiamento ambivalente verso una disciplina troppo occidentale: sicuramente interessato alla dimensione psicologica dell’uomo, tuttavia oppone alla psicanalisi i tratti della cultura orientale (“La psicanalisi distrugge la cultura tradizionale giapponese. L’idea cupa della frustrazione profana la semplice e sana vita spirituale dei giapponesi”) in una storia avvincente che ancora una volta propone le complessità di uno scrittore dal temperamento artistico che ha la potenza di un vulcano giapponese.
Bruno Elpis
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