Le recensioni di Bruno Elpis
Un esperimento da collaudare: la recensione interattiva. “Novelle col morto” di Gaia Conventi
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- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Inauguriamo oggi un esperimento: il commento interattivo, ossia la recensione scritta con lo zampino dell’autore recensito, che viene chiamato in causa a più riprese, per inseguire con me - dialetticamente - il flusso misterioso della libera associazione dei pensieri scritti.
Un esperimento è tale se viene effettuato con un alchimista che abbia le carte in regola per combinarne di tutti i colori… naturale dunque che il mio desiderio di sperimentare si indirizzi verso Gaia Conventi, un personaggio che mi accingo a presentare (ammesso che ne abbia bisogno) in due parole: Gaia Conventi è colei che fa girare “Giramenti” (e scusate l’allitterazione, ma - per darci un tono letterario – non resistiamo al fascino della figura retorica quando questa si presenta), il blog che ironizza sull’editoria, sulla società social (un’altra allitterazione!), sugli usi e costumi della contemporaneità sempre connessa. Gaia Conventi è commentatrice e critica, usa la penna come scure calzando il guanto di velluto per smascherare concorsi letterari farlocchi e tipografie che si atteggiano a case editrici; ma è anche la talent scout dei “tramisti” e riesce a fare della sua “cofana” – allestita da hair stylist che hanno creatività da vendere - un tormentone da esibire a ogni presentazione di libro; infine, nell’ambito della satira, ha fatto della vignetta elettronica l’erede di quella tradizional-cartacea alla Forattini.
Gaia, ti piace la presentazione che ho fatto di te? Hai qualcosa da aggiungere a questo profilo parzialmente spigoloso che ho tracciato?
Gaia: “Il profilo è spigoloso perché mi hai raccontata in fototessera. In realtà, scendendo, gli spigoli diminuiscono: amo la buona cucina, ma solo se me la propongono già pronta. È il caso d'aggiungere che sono pigra? Ecco, sì, pigra. Ma poi mi tocca correre e fare tre cose per volta: il mondo è cattivo, dammi retta! E con noi pigri non ha pietà.”
Commentare un’opera di Gaia Conventi è sempre uno spasso, perché i suoi scritti assumono il tono comico come accattivante modalità per intrattenere il lettore. Ma è vero che dietro a un clown si nasconde una persona triste o, addirittura, un poeta? Ci parli della “Gaia malinconica” (un ossimoro!) che è in te?
Gaia: “Ah, ma questa è difficile! Per fortuna non sono un clown – mi risparmio un trucco fetente da levare – né un poeta. Anzi, sono solita dire che sono poetica come un copertone. E quindi non sono nemmeno triste, mai stata. Se mi succede, ma è davvero raro, ho un mio mantra da pronunciare tre volte allo specchio. E funziona! Funziona perché a mandarsi a quel paese da soli – fanculo, fanculo, fanculo... ma censurami, se credi – è cosa che non lascia indifferenti: è stupida, una cosa stupida che ti fa scordare perché eri triste. Vedi che funziona?”
E come nasce questa vocazione per l’intrattenimento? E' un dono di Madre Natura o ti eserciti quotidianamente con defatiganti allenamenti? O è la coerente prosecuzione di una personalità carismatica o è una semplice modalità espressiva?
Gaia: “Eh, mamma mia, come mi prendi sul serio! Ma no, ma quali allenamenti, io sono semplicemente così: una provocatrice che, partecipando a una cena di gala dove dovrà ricevere un premio, prima di salutare le autorità va a presentarsi ai camerieri. Sulla carta, sul web e nella vita faccio quello che qualcuno non fa perché “chissà poi cosa pensa la gente”... Gente che amo mettere in difficoltà, perché per me le etichette e i titoli sono cose da dileggiare allegramente. Il mio carisma sta tutto qui: faccio quello che mi va di fare, e se creo scompiglio mi diverto il doppio.
Da ragazzina ero timida, poi mi sono resa conto che la timidezza ruba tempo, e il tempo è sempre troppo poco. Soprattutto per una pigra del mio stampo. Ribadisco questa cosa perché nessuno ci crede, ma io, potendo, dormirei sedici ore al giorno come fanno i miei gatti.”
Dopo aver presentato la “nostra”, è giunto il momento di parlare della sua ultima fatica letteraria, le “Novelle col morto” che rappresentano l’ennesima occasione per celebrare bellezze e amenità ferraresi per l’autrice di “Giallo di zucca”. Sarà poi vero che scrivere costa tutta quella fatica di cui si favoleggia? Nel tuo caso, non prevale l’aspetto ludico del comporre?
Gaia: “C'è fatica e fatica, in una vita precedente ho fatto il metalmeccanico, lavoravo a Bologna come turnista. Ecco, quella era fatica. Fatica brutta. Poi ci sono i romanzi, che un po' di fatica richiedono pure loro, ma è cosa piacevole. Quando hai finito una giornata di scrittura ti senti come al ritorno da una discesa con gli sci. Ora, non scio da almeno vent'anni e sicuramente è meglio così – atletica come un ferro da stiro –, però la sensazione la ricordo.
Dunque mi diverto, non mi divertissi avrei già smesso. Con la scrittura non si campa – ma dicono che aggiungere Nutella aiuta, dunque tenterò di campare con la tanta carta che imbratto –, occorre scrivere se la scrittura ti dà qualcosa. E non mi riferisco alle royalties.”
1- continua
(Le altre puntate verranno pubblicate nei prossimi giorni, qui o altrove… è lo stesso!)
Gaia Conventi e Bruno Elpis