Le recensioni di Bruno Elpis
La sindone del diavolo di Giulio Leoni (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Ne “La sindone del diavolo” di Giulio Leoni agisce un investigatore d’eccezione: Dante Alighieri (“Fiorentino per nascita, non certo per licenziosi costumi”), qui impegnato in una vicenda che lo porterà a rintracciare un drappo che reca impressa l’immagine del diavolo (“Le corna arricciate di un satiro spuntavano in quella che sembrava una corona di serpenti dell’antica Gorgone, il volto con tre paia di occhi, come l’orrendo Gerione… e tre bocche da cui fuoriuscivano le zanne acuminate…”).
Arrigo VII, imperatore che per Dante incarna “le speranze per l’intera Italia di ritrovare la pace e la giustizia perdute, sotto l’illuminato giudizio dell’aquila”, è gravemente ammalato. A Pisa, il divin poeta apprende da Puccio Cane, un galeotto della flotta, che le “lacrime del Diavolo” hanno poteri straordinari e che il misterioso filtro si trova “a Venezia, nella città sul mare. Lì si dice che sia giunto da oriente, dalla lontana Bassora, uno speziale saraceno… Egli è l’unico in terra d’Occidente a conoscere il rimedio che può forse salvare Arrigo”.
Durante il viaggio verso la Serenissima, il sommo vate s’imbatte in oscuri presagi e trascorre la prima notte veneziana nella locanda Doge Zanni, che scomparirà nei giorni successivi (“Doge Zanni è il nomignolo con cui il popolo chiama Lucifero”): una vera ambascia, visto che lì il poeta ha lasciato il proprio manoscritto (“Persino la sua opera rischiava di essere persa per sempre, in quella locanda del Doge Zanni, che sembrava scomparsa e che tutti negavano di conoscere” ) proprio quando “era giunto all’ultimo canto della narrazione, e quel Male che aveva atteso e cercato per nove cerchi nell’abisso era lì davanti a lui e alla sua guida, nel regno del gelo eterno che aveva sostituito le lande infuocate”.
Tra sette segrete e monaci, delitti crudeli e faide, strane manovre di gondole e il vascello “Medusa” dell’ammiraglio Jacopo Collidor, in una Venezia insidiata dal Demonio, l’Alighieri in improbabile versione detective (“Dante lo colpì con un pugno al volto” - “Il poeta riuscì ad avere ragione con un calcio”!) riesce finalmente a rintracciare lo straniero che dovrebbe possedere il portentoso fluido.
Il romanzo è complesso, a tratti macchinoso; lo stile narrativo s’ispira all’epoca medioevale, i rimandi storico-letterari potrebbero piacere agli appassionati del thriller storico…
Bruno Elpis