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Le recensioni di Bruno Elpis

L’orchessa di Irène Némirovsky (qlibri)

cover“L’orchessa” è una raccolta di nove racconti di Irène Némirovsky, prolifica scrittrice (Kiev, 1903 – Auschwitz 1942) prematuramente scomparsa in quanto vittima delle persecuzioni razziali. I suoi scritti, anche i racconti qui compendiati, sono pervasi da un senso generale di irrequietudine, verosimilmente derivante dal tormentato periodo storico in cui la scrittrice visse, oltre che dalle vicende familiari e biografiche. 

“L’inizio e la fine” è la storia di un procuratore generale malato di cancro, impegnato in un conflitto morale (di ruolo) e personale (di valori) di fronte a un delitto ove la donna è protagonista. 

“Legami di sangue” è una saga familiare che vive nel rito della cena della domenica sera nella casa della matriarca (“Anna Demestre si alzò sulla punta dei piedi per baciare i figli”) il momento del confronto-scontro tra le personalità dei figli Albert, Augustin, Alain e Mariette. Il tutto nell’imminenza della malattia della madre e con il pericolo incombente della separazione di Alain dalla moglie (Augustin e Alain hanno sposato due sorelle). 

Ne “La confidenza”, l’istitutrice Blanche Lajunie, in età avanzata e afflitta da un problema di salute (“Devo sottopormi a un’operazione rischiosa”), in un momento di fragilità emotiva nel quale la rigidità professionale s’incrina, pensa di confidarsi con “la candida insolenza di Colette”, un’allieva superficiale e innamorata, e così rivive l’interrotto sogno d’amore per un nobile russo interrotto . Salvo pentirsi della confidenza concessa… 

Anche ne “La partenza per la festa”, la leggerezza giovanile dei figli (“La ragazzina sognava di ballare sulle onde del mare”) cozza contro le resistenze del padre François, che riceve la notizia della morte dell’amante-cugina Florence, durante la vacanza al mare. “Nel momento in cui ci rendiamo conto per la prima volta di non interessare più a nessuno, allora smettiamo di essere bambini.” 

“La confidente” del signor Dange, anziano musicista, è la signorina Cousin: a lei il musicista si rivolge per conoscere i dettagli della morte della giovane moglie Florence. Grazie a lei (“In un certo senso vivevo per interposta persona”) l’uomo apprende lo sconcertante tradimento (“Capiva di aver amato un’illusione, un’ombra”) che getta nuova luce sulla defunta moglie. 

Conclude la serie dei racconti “L’orchessa”, che dà il titolo all’antologia, ed è una donna che “aveva gesti bruschi e decisi, e nella sua bruttezza c’era un che di aspro e vigoroso che mi affascinava”. Rappresenta il pericolo dell’ambizione che talvolta i genitori riversano sui figli… 

Lo stile di Irène è elegante e immaginifico (“Al contrario di certe specie animali, gli esseri umani la loro corazza se la portano dentro”), ma le storie sono imbevute di un pessimismo un po’ troppo afflittivo e contagioso, pericoloso nel caso in cui il lettore sia già depresso di suo… In ogni caso, l’opera consente a chi ha amato l’autrice come romanziera, di saggiarne le doti nella narrativa breve. 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/racconti-narrativa-straniera/discussions/review/id:46470/