logotype
Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis Bruno Elpis

Le recensioni di Bruno Elpis

Quattro sberle benedette di Andrea Vitali

coverAndrea Vitali situa le “Quattro sberle benedette” nell’epoca forse più congeniale alla sua narrazione: è l’autunno del ’29, a Bellano si stanno celebrando le festività dei santi, dei morti e della Vittoria e siamo in piena epoca fascista (“Una decina di Balilla, con tanto di moschetto in legno, avrebbero dovuto entrare in chiesa prima della messa commemorativa accogliendo una decina di Piccole Italiane , anche loro in divisa…”).

La vicenda ruota tutta intorno alla locale stazione dei carabinieri e ha per protagonisti il neo-papà Maresciallo Maccadò, il brigadiere sardo Mannu (il magiapecore), l’appuntato Misfatti (il mangiacarrube), il carabiniere Viavattène. Lì, nella caserma, giungono alcune lettere anonime che sembrano riferite a Don Secchia (“Con quel pretino lì, mutacico, spento, sgusciante che sembrava più una spia… piuttosto che un servo del Signore”), il coadiutore: un’autentica spina nel fianco del prevosto don Boldoni…
“Il giovin crapulone
dal lungo canappione
monda il suo vizio intenso
spargendo d’incenso”

Come sempre, la vicenda principale si dirama nei quadretti che hanno per protagonisti i personaggi minori, quasi sempre designati con nomignoli e soprannomi: l’indovina Farfalà, il guaritore Mezzaluna (“lui si affidava a praticoni o supposte streghe”), la Bitumera, inserviente di casa Maccadò, la perpetua Scudiscia, la strana coppia formata dal Bigé e dalla Ventolina, “la moglie del sacrista”, il soteramòrt (prn: becchino) Biscacchi, l’amica della signora Misfatti, quella Gerolina che “aveva fatto la faccia di chi vede la stria” e che è dedita a una pratica cimiteriale tanto macabra quanto comica…

Il romanzo è la consueta girandola di situazioni comiche, che contornano una storia esile ma divertente, sulla quale Andrea Vitali imbastisce equivoci e situazioni paradossali a partire dalla vicenda madre: possibile che l’emaciato pretino (“quell’essere alto, magro, un po’ storto, con quel naso che sembrava finto tant’era brutto, dallo sguardo spiritato e sfuggente…”) frequenti la casa di tolleranza di Lecco, dalla quale si è irradiata un’epidemia di morbillo?

Lo stile di Vitali, in questo romanzo forse più che in altri, è pregno di espressioni popolari e dialettali: così “cippire” sta per bisbigliare, “scartozzello” è il pacchetto, “le betoneghe” sono le pettegole, “menare le tolle” significa allontanarsi e “novo novento” è nuovo fiammante… 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/sberle-benedette/