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Le interviste di Bruno Elpis

Intervista a Igor Nogarotto, autore del romanzo “Volevo uccidere Gianni Morandi”

igorIgor, nella tua personalità poliedrica qual è la faccia prevalente?
Quella della determinazione! Dell’ostinazione che mi accompagna da più di vent’anni nel seguire l’impulso della mia passione per la creatività.

Lo so, nel romanzo viene detto, ma – a beneficio di chi non ti ha letto – vogliamo dire come nasce la Samigo (ndr: la tua agenzia di spettacolo ed etichetta discografica)?
Da SAM + IGOR – R : )
Sam, al secolo Pietro Campo, era il mio bassista, ma soprattutto uno dei miei migliori amici. Ora purtroppo è partito, per un nuovo viaggio, in direzione verticale. Ma è sempre con me e dentro di me e gli ho dedicato il mio libro.
La società fu creata per l’esigenza di poter stampare i dischi, con regolare iscrizione alla camera di commercio e poter emettere fattura!
Oggi è un’importante realtà soprattutto nell’ambito del cabaret, ma lavoriamo ancora con alcune band molto interessanti.

igorNel mondo dello spettacolo, tu organizzi eventi con i comici di Zelig e di Colorado …
Sì, collaboro da molti anni con alcuni dei protagonisti di ZELIG e COLORADO. Sono colleghi e spesso cari amici, che mi offrono continuamente spunti di riflessione e crescita. Lavorare con degli “ILLUMINATI” è un privilegio!

E Igor musicista? Qual è il tuo genere musicale?
Il MIO!!!
Oddio… Che fatica definirsi…
Pop rock italiano cantautorale con venature british…
Che poi mettere dei paletti di riconoscibilità, secondo me, è molto limitante. Come dice Anthony De Mello, nel momento in cui “etichettiamo” qualcosa, gli togliamo immediatamente la possibilità di essere interpretata ed immaginata. Tarpiamo il sogno.

Ci parli delle tue “opere discografiche”? Ce n’è una che ritieni particolarmente rappresentativa?
Ovviamente sono legato a tutte! Ogni Opera ha avuto un senso nel mio iter di crescita, da “Babele” a “Ho bisogno di Superman” a “Pensieri nevrotici”.
L’ultimo album, ALTER IGOR, mi rappresenta molto. ? un concetto che ho poi “trasportato” anche nel libro. Il dialogo con se stessi è fondamentale: ogni tanto, occorre osservarsi dal di fuori, come se si stesse osservando qualcun altro, cercando di capire ‘cosa’ stiamo facendo, ‘come’ e ‘perché’. Nel giudicare gli altri siamo abili, ma con noi stessi spesso no: siamo un po’ come un orologio che non vede che ore sono.

Perché un giovane dovrebbe ascoltare la tua musica?
Mi hanno definito “un aratore di emozioni”, perché, dicono, rivolto le coscienze di chi mi ascolta o mi legge, fornendo una nuova prospettiva e, dicono… lo faccio con leggerezza, riuscendo ad affrontare argomenti di un certo spessore, sdrammatizzandoli e rendendoli fruibili, con un sorriso.  Coscienze si scrive con la “i” vero?

Sì, confermo, con la “i” J. E perché le radio dovrebbero “programmare” i tuoi “pezzi”?Non li programmano, perché non ho soldi da dargli. (Parlo dei network ovviamente N.D.I.). Scusa, era solo uno sfogo, ora rispondo in maniera più diplomatica…
Grazie a Dio (e grazie alle radio), mi programmano centinaia di emittenti radiofoniche! Il mondo delle radio medio-piccole è fantastico, intanto perché comunque sono spesso più radicate sul territorio dei network stessi e quindi ti danno feedback spesso maggiori e poi perché ti valorizzano davvero, con interviste, programmazioni costanti, spesso invitandoti ai loro show live estivi.
In realtà, come racconto nel libro, qualche passaggio sui network l’ho ottenuto (Deejay, 105, Rtl), ma che fatica!

igorAvere successo nel mondo dello spettacolo è davvero l’impresa impervia che tu hai illustrato nella tua opera di esordio letterario?
Anche di più! Sono in pochissimi a “farcela”. Poi dipende dal significato che uno, soggettivamente, dà al senso del “farcela”: per me, è la gratificazione di condividere le mie sensazioni con più persone possibili ed avere da loro un parere, positivo o negativo che sia, arrivando ad uno scambio di input emozionali che ci arricchisce, ci migliora, completando il nostro arcobaleno di sensazioni!
Poi però, come dire, chi vive di arte deve anche guadagnare! In Italia sembra “brutto” dirlo, ma si pensa che alcuni artisti campino chissà grazie a quali fondi…
Ergo, invito tutti ad andare al seguente link ed informarsi su come acquistare il mio libro!!!!http://www.volevouccideregiannimorandi.it/feltrinelli.htm
E poi mandatemi una bella email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. così ci confrontiamo! Che meraviglia : )

E veniamo al titolo … Un commento alla recensione che abbiamo appena pubblicato chiede: “ il titolo lo trovo un po' forte. qualcuno sa se Morandi l'ha commentato?” Vuoi rispondere tu a questa domanda?
Non ancora ufficialmente.
Sa del libro ed ha dato la sua autorizzazione, senza nulla pretendere. E’ un vero Signore.

igorCosa rappresenta Gianni Morandi? Perché hai scelto proprio lui come simbolo e come target?
E' il simbolo del successo. Ed è il simbolo di sapersi continuamente rinnovare e rialzare anche dopo le difficoltà. Ed è un artista assolutamente poliedrico, da cantante ad attore a conduttore. Un MITO!
Quindi io per tutta la vita cerco di (ri)calcare le sue gesta, ma è durissima… e quando sono vicino al successo, dico, proprio alla possibilità che mi viene data di salire sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo, con Morandi stesso direttore artistico… e questa opportunità mi viene negata da lui stesso… be’, la passione si trasforma in ossessione! E non mi rimane che vendicarmi…

Nel libro parli di una “spedizione” a San Remo. Ma non sarebbe più semplice concorrere sul palco come cantante?
Grazie della domanda…
Ma, come dire… secondo te, se fosse così “semplice” salire su quel palco… non mi ci sarei già arrampicato???!!!??? ; )

Nel mio commento ho definito il tuo umorismo “glaciale” …
Diciamo “volutamente glaciale”. E diciamo che, nel corso degli anni, anche grazie alla frequentazione di comici professionisti, è migliorato! Se ci fai caso, nello scorrere delle pagine del libro, la qualità delle battute migliora costantemente! E’ una scelta stilistica voluta, proprio per testimoniare che “il livello” è cresciuto.
Ah, dici che non ti ho fatto ridere nemmeno alla fine? E vabbuo’…

No, confermo: le battute si verticalizzano. Come mai questa scelta narrativa stile “libretto universitario”? Che esperienza hai avuto della scuola italiana?
Ottima! Ringrazio i Prof. che hanno saputo infondermi Amore per le loro materie… Ginnastica e Religione intendo!
La scelta del libretto universitario, quella di inserire i Docenti, che sono poi le persone incrociate in questo ventennio esperienziale, gli esami (ossia le varie “tappe lavorative” con cui mi sono misurato) e i voti (l’esito delle tappe stesse) sta a dire che la vita è un continuo esame! E che dobbiamo anche ammettere di aver fallito (in questi casi mi sono “bocciato”…); ma quelle esperienze sono preziosissime per la nostra maturazione: sta a noi prenderne consapevolezza e farne tesoro!
Poi la cosa mi allettava anche a livello grafico: l’impostazione con “titolo esame”, “nomi docenti” e “voto finale” (che a volte accetto, altre no…), la trovo molto originale, funzionale e d’impatto!

Ci dici due parole sulla tua casa editrice (ndr: Eclissi)?
Sono forti. (Ah, era un modo di dire “due parole”, ok…).
Hanno creduto in Me e solo per questo vanno elogiati. Hanno avuto la capacità di “leggere tra le righe” e “oltre le righe”, perché non era facile capirmi e tradurmi “in senso letterario”. Hanno avuto il coraggio e la forza di investire in un progetto molto particolare, che si differenzia dalla massa, che poteva vendere moltissimo o per nulla. Ma le cose stanno andando benissimo! Quindi sono stati premiati per la loro scelta : )
Sono una media casa editrice milanese, che stampa libri di qualità e che in pochi anni ha saputo conquistarsi spazi importanti, sia a livello mediatico, sia sugli scaffali delle librerie! Ergo, la qualità, premia sempre.
Ringrazio Rosa e Marco per la pazienza. Ce ne vuole tanta con me, sono precisino…! Ma dopo, quando le cose sono state fatte, maniacalmente bene… la soddisfazione è doppia! Tripla toh! Andate a trovarli: http://www.eclissieditrice.com

Musica e libri. Credo tu abbia scelto due ambiti difficilissimi. Il primo soffre per la pirateria sul web, il secondo patisce un male tutto italiano: molti, tantissimi scrivono; pochi, pochissimi leggono …
Pazienza: NOI andiamo avanti comunque seguendo la nostra passione e cercando di sfornare prodotti di qualità!

coverHai modelli in campo musicale? E in ambito letterario?
In Musica, come dico nel libro, amo gli artisti con la B! Perché effettivamente tra i miei ascolti ce ne sono tanti! Beatles, Battisti, Battiato, Bowie, Brahms, Blur, Bjork...
Libri: De Mello, Gurdjieff, Coelho, Goleman…
Ma in generale, non leggo né ascolto seguendo stereotipi: devo provare una sensazione, a prescindere dal genere.

Cosa c’è nei tuoi programmi futuri?
Le ferie!

E nella tua vita, se non sbaglio c’è una grossa novità…
Hai letto male: quel fiocchetto rosa pubblicato sulla mia pagina facebook è riferito al novello Papà Giuseppe Giacobazzi! (Autore della prefazione del mio libro). Che dal 4 marzo è Padre della meravigliosa Arianna : ) 

Ops! Allora ritiro la domanda. Anzi no: auguri a Giuseppe! Siamo così giunti al momento libero dell’intervista. Parla di un argomento a piacere…

 Andare allo Zoo e sentirsi in gabbia

Non esco di casa da circa venti giorni e negli ultimi cinque sono andato avanti a caffè e biscotti. Vorrei evitare di varcare quella soglia, non ne ho voglia, ma le scorte di cibo e acqua sono terminate e non posso proseguire a caffeina e Macine, il mio metabolismo sta crollando, inizio ad avere problemi di digestione ed insonnia.
Ho un po’ di timore nel mettere il naso fuori, di incrociare l’alone umorale di altri individui, che potrebbe bocciare con il mio, compromettendo la mia stabilità emotiva, duramente conquistata in giorni di consapevole e rassicurante routine. Scendo le scale in punta di piedi, ascoltando se qualcuno sta girando l’ingranaggio della serratura per uscire dalla sua dimora: voglio evitare contatti, dover salutare, dover sollevare le gote per abbozzare un sorriso convenevole.
Sotto casa c’è un asilo nido. Il cortile è recintato e oscurato con un drappo verde fino a circa 1 metro e mezzo d’altezza. Decido di gettare lo sguardo al di là della rete, attratto dagli schiamazzi di quei mocciosi, che strillano così forte, che li sento anche da casa a volte! C’è un bambino che ne spinge a terra un altro, continuamente: la maestra è lontana dalla scena. Il bimbetto avrà 4 anni (come il suo molestatore), ma si rialza imperterrito ogni volta, con fierezza, senza lamentarsi né piangere. Penso a cosa accadrebbe se nei paraggi ci fosse un genitore... Probabilmente inizierebbe un’irrefrenabile eruzione di lacrime e lamenti! È una dinamica questa, che ti porti dietro tutta la vita. Pur appoggiandomi spesso, ancora oggi, alla mia famiglia, penso di aver agito in maniera sana nell’andarmene di casa a un certo punto, perché certe problematiche ho dovuto risolvermele da solo, comportandomi esattamente come quel frugoletto. Li osservo e loro osservano me: non c’è molta differenza, tra di noi ci capiamo: siamo molto (in)genuini, molto cristallini nei nostri comportamenti e sinceri negli sguardi e questo lo percepiscono anche loro che, nonostante la mia paurosa barba da pastore terrorista, si avvicinano e mi lanciano la palla, chiedendomi di giocare!
Proseguo verso il paese.
Passeggiando per la via centrale, ai lati del corso, sotto ai portici, vedo sbucare dai vari negozi tante sagome e, in cima, i loro musi. È un po’ come andare allo Zoo... Il fruttivendolo sembra una scimmia, l’orefice una giraffa, il macellaio un ippopotamo, la parrucchiera una leonessa, il farmacista una tartaruga, l’assicuratore una iena. Ma è un po’ come andare allo Zoo e sentirsi in gabbia! Loro, anche se sono rinchiusi nel loro habitat lavorativo, in qualche modo mi sembrano liberi: mi danno l’impressione di avere scelto (o accettato) quella situazione e quindi di viverla serenamente. E soprattutto, di avere trovato una loro precisa collocazione nella giungla dell’esistenza. Io invece, che non ho orari, non ho rigide mura in cui resistere, non ho padroni a cui dover rendere conto e non devo per forza incontrarmi e scontrarmi con le facce delle persone per lavorare, oggi, mi sento un po’ imprigionato dalla mia libertà. Passerà...
Ma la smetteranno, prima o poi di dirmi, “beato te che qui...”, “beato te che là...”. Beato me una fava! Sono privilegiato, perché vivo (in)seguendo la mia passione per la creatività, perché faccio un lavoro che mi piace e mi soddisfa pienamente! Perché mi guardo allo specchio e sono orgoglioso di me, delle mie scelte, del mio coraggio, della mia determinazione, del fatto di non aver mai davvero pensato per un solo istante di abbandonare il mio iter artistico! Ok?
Ma tutto questo non è facile.
Non è regalato.
Non è indolore, anzi!
Costa sacrifici indicibili. Significa vivere costantemente in una sorta di precariato mentale. Insomma, Io ho i Miei vantaggi e svantaggi, Tu i Tuoi! Non so cosa sia meglio.
No so se una situazione sia migliore dell’altra. Ma quando mi ripeti fino alla nausea che mi invidi, sappi che, fare quello che faccio, implica anche ammalarsi! Forzarsi e sforzarsi ogni singolo minuto di restare attaccati al nulla! Viaggiare su un treno dove non ci sono posti a sedere né cinture: sei nel tuo vagone, da solo, il treno a volte viaggia velocissimo e frena all’improvviso e tu, senza nemmeno una maniglia per tenerti, prendi musate, testate, sanguini... Ma devi sopravvivere. Se ammiri questo aspetto, cioè la forza nel dare seguito alle proprie pulsioni, a prescindere che tu sia artista, biologo o panettiere, ok, così ci sto.
Ci vorrebbe un “mercato del baratto delle avversità”: ci troviamo tutti in piazza ed io passo la mie difficoltà a un altro e quello mi passa le sue! Forse, a quel punto, ci renderemmo conto che non stiamo così male, che ognuno ha le sue magagne, ma che generalmente le proprie, alla fine dei conti, sono sempre meglio di quelle degli altri!
La differenza “reale” tra noi due, l’UNICA, forse, è che, in tutta onestà, io non penso che ti dirò mai “beato te che...”.
Lo penso e l’ho pensato.
Qualche volta.
Forse.
Ma non te lo dico e non te l’ho mai detto.
E forse, non te lo dirò mai.
E non lo voglio.
E se l’ho pensato, qualche volta, non ci ho mai creduto di volerlo... sul serio.
No. Sul serio. NO.

Igor = un fiume in piena. E chi ti ferma più? Sappi che adesso ti teniamo d’occhio! Nell’inviarti un grosso “in bocca al lupo” per le tue iniziative artistiche, ti ringraziamo per la simpatia con la quale ha risposto alle domande di… 

… Bruno Elpis

 http://francescodagostino.name/interviste/204-igor-nogarotto-volevo-uccidere-gianni-morandi