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Le interviste di Bruno Elpis

Intervista a Lorenza Ghinelli, finalista al Premio Strega 2012 con il romanzo “La colpa”

Lorenza GhinelliGrazie Lorenza, per aver accettato di rispondere alle mie domande su “La colpa”. Il tuo romanzo, in quale misura è soltanto pura invenzione?
Un romanzo non è mai pura invenzione, se così fosse non avrebbe nulla di autentico da comunicare. Nei miei romanzi non troverete certo la mia autobiografia, ma non ci andrete neppure troppo lontano.

Nel romanzo, il protagonista Estefan sperimenta nella sua notte d’amore con Alice un gioco erotico-artistico. Hai pensato che il gioco sentimental-cromatico tra Estefan e Alice potrebbe essere uno spunto “creativo” per qualche lettore? Decisamente più provocante delle centocinquanta (50 x 3) “sfumature di grigio”, nero e rosso dalle quali oramai siamo afflitti più che stimolati?
L’erotismo è qualcosa di privato e fortemente creativo, a differenza della pornografia che invece non ha nulla di artistico, ma è solo imitazione. L’erotismo può trarre spunto da ogni cosa, un dipinto, un cibo, un modo di camminare, dal vento e certamente anche da un romanzo.

la colpaCom’è nata l’idea del romanzo? 
Ce l’avevo dentro da tempo, era semplicemente giunto il momento di farci i conti. A differenza di una sceneggiatura, o di qualsiasi altro lavoro svolto su commissione, la narrativa è uno spazio di libertà e uno strumento di conoscenza di se stessi per me impareggiabile. Non si hanno vie di fuga. O una storia la si racconta, e per farlo si è disposti a una personalissima discesa negli inferi, o è meglio lasciar perdere.

Per Freud, forse il primo lucido studioso del tema che dà il titolo al tuo romanzo, il senso di colpa è inevitabile, perché l'uomo è inserito in un ambiente sociale e quindi è obbligato a reprimere i propri istinti, incompatibili con la vita civile. Freud fa particolare riferimento al sesso come fonte del senso di colpa. Non è così per i tuoi personaggi …
Grazie a dio Freud è superato. I miei personaggi non sono ossessionati dal sesso, diciamo che hanno sentito il bisogno di rendersi capri espiatori sugli altari delle rispettive famiglie. A volte è più facile sentirsi mostri per assolvere chi amiamo, piuttosto che spezzare catene generazionali e correre il rischio di vivere davvero una vita che ci assomiglia.

Perché nel tuo romanzo l’angoscia ha la “A” maiuscola?
Perché è una voragine, un buco che inghiotte le giornate. L’angoscia con la A maiuscola (nel libro maiuscola come la m di Mamma…) incarna tutta la polvere che ci ostiniamo a nascondere sotto al tappeto.

Secondo te, la letteratura – per gli autori e per i lettori - può essere uno strumento per “guarire” o per attenuare il senso di colpa?
Certamente. Che la scrittura svolga anche una finzione terapeutica ormai è provato. La pagina è un territorio protetto di sperimentazione e conoscenza di se stessi. È un’occasione di verità. Uno spazio in cui rovesciare i propri mondi sommersi avendo poi il tempo di rassettarli con cura.

La tua prosa incalzante e il ricorso a descrizioni di incubi rende la narrazione particolarmente d’effetto. In alcune pagine, a parer mio, si sfiora l’horror o, quantomeno, il romanzo di tensione. Ne deriva un effetto decisamente originale per un romanzo così drammatico. Chi sono stati i tuoi maestri? E i tuoi riferimenti?
I maestri sono tantissimi, ma proprio perché alla pornografia preferisco l’erotismo, non sono mai stata attratta dall’imitazione. Il mio stile può piacere o non piacere, ma certamente mi appartiene.

il divoratoreI diritti di traduzione del tuo primo romanzo (“Il divoratore”) sono stati venduti in sette paesi; con “La colpa” sei risultata finalista allo Strega. Hai già ‘in cantiere’ il prossimo romanzo?
Lo sto ultimando con entusiasmo folle. Ho riscoperto il piacere di scrivere, ed è una sensazione unica, di smarrimento e scoperta. Un’esperienza che genera in me una dipendenza assoluta.

“Il divoratore” è stato opzionato per trarne un film. A che punto è questo progetto?
In questi mesi stanno succedendo… cose! Mi riservo di parlarne tra qualche mese…!

Secondo un mio cliché, concludo l’intervista con la domanda ‘a piacere’ (ovviamente corredata dalla tua risposta!). Lorenza chiede e si risponde …
No! La domanda alla Marzullo no! Guarda, in me abita già una schizofrenia galoppante, è bene che non mi si chieda questo sdoppiamento. Proviamo così: Lorenza riuscirà a rimanere aggregata? (La risposta è una risata mefistofelica…)

Ringrazio la simpatica Lorenza Ghinelli per la gentilezza e la generosità con la quale ha risposto alle domande. E la saluto nella certezza che saprà “rimanere aggregata”, anche per il bene dei suoi lettori, nonostante Marzullo e nonostante …

… Bruno Elpis

http://www.malgradopoi.it/stampa/intervista-a-lorenza-ghinelli-finalista-al-premio-strega-2012-con-il-romanzo-la-colpa