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Il caso di Charles Dexter Ward di Howard P. Lovecraft (i-libri)

cover“Il caso di Charles Dexter Ward” è l’opera forse più rappresentativadi Howard P. Lovecraft in quanto, come ben mette in evidenza l’introduzione di Valerio Evangelisti, armonizza molti degli elementi della sua poetica.
Come l’ossessione della realtà nascosta e parallela (“Alla ricerca delle scaturigini degli abomini che, dal sottosuolo, assediano l’altrimenti tranquilla città di Providence”). E la sensazione che il mondo sia in equilibrio instabile (“Se gli esperimenti del protagonista avranno successo, ne sarà compromesso l’assetto dell’intero sistema solare e dell’universo conosciuto. Altri universi, in altre dimensioni, troveranno un accesso al nostro e vi vomiteranno il loro osceno contenuto”) nelle tradizionali strutture (“L’evocazione di creature ultraterrene difficili da rispedire indietro, una volta che abbiano varcato lo spazio-tempo e i suoi abissi”) che lo sorreggono. In una concezione cosmica (“Lovecraft creò il proprio olimpo di folli divinità – descritto in un libro immaginario, il Necronomicon – avide di riprendere il controllo sugli umani”) nella quale il protagonista (“L’uomo fu probabilmente creato a immagine e somiglianza di questi grumi cosmici di pazzia”) vaga in balia di forze oscure (“Il nemico, che è, in penultima analisi, il caos, e in ultima analisi il vuoto totale”) plasticamente rappresentate (“Il Merry New England … ricorda il quadro… de Il naufragio dell’Elsinore di Jack London”). 

La storia ha l’impostazione del thriller che indulge al paranormal (“I misteri da risolvere sono due, tra loro collegati: perché il giovane Ward paia avere cambiato identità, così da essere scambiato per pazzo, e  a quali esperimenti proibiti si sia dedicato”).

Charles Dexter Ward è un giovane studioso, ben presto ritenuto pazzo e quindi prima assistito, poi recluso. Il romanzo si apre con la fuga del giovane e la narrazione ricostruisce le tappe di una ricerca (“Charles cercava ossessivamente e scrupolosamente la tomba di Joseph Curwen, dalla cui lastra d’ardesia una generazione molto precedente alla sua aveva saggiamente cancellato il nome”) che - attraverso  lo studio di documenti segreti, le investigazioni dei luoghi e un viaggio in Europa (“In Transilvania… Andava a fare visita a un tal barone Ferenczy, la cui proprietà si estendeva sulle montagne  a est di Rakus”) – riportano in vita l’antenato Joseph Curwen, un uomo che nel Settecento era dedito a pratiche macabre (“Era tristemente nota la sua passione per i cimiteri”), ambigue (“Le voci più diffuse non dissociavano la sua casa dal vampirismo…”) e occulte (“I Sali essenziali degli Animali possono essere preparati… un Filosofo può, senza compiere alcun atto di criminosa Negromanzia, ridestare la Forma di qualsiasi Antenato dalla Polvere nella quale il suo Corpo si è incenerito”). 

Particolarmente affascinanti sono le descrizioni di Providence (“La vecchia Providence per la cui sicurezza e integrità andava debellato un immenso e mostruoso sacrilegio”), della sua struttura urbanistica (“Guglie e ghimberghe si delineavano scure e aggraziate, e brezze marine salivano lievi dall’insenatura a nord del ponte”) e dell’architettura gotica (“Vecchia città di sgretolate ghimberghe e puritani tetti a mansarda stretti uno accanto all’altro”) che dalla vicinanza con la famigerata Salem (“A Salem… le prime tracce di Curwen”) trae atmosfere sinistre e inquietanti. Particolari (“Pannelli con intagliati disegni di urne e cartigli sopra i camini… modanature di legno…”) e immagini diffondono l’aria enigmatica che avvolge l’intera vicenda, a metà strada tra “Lo strano caso del Dr Jeckill e Mr Hyde” e “Il ritratto di Dorian Grey” (“L’ultimo tocco del delicato raschietto… l’espressione celata per secoli; e per confrontare lo sconvolto Charles Dexter Ward, amante e abitatore del passato, con i suoi tratti viventi nell’espressione del suo orribile bis-bis-bis-nonno”), passando per il “Dracula” di Stoker. 

La narrazione è più che indiretta: il narratore riporta a sua volta il resoconto del medico Willett (“Willett, in realtà, rappresenta un piccolo mistero a se stante per il suo legame con il caso”) che assiste Charles Dexter Ward (“È stato l’ultimo a vedere il paziente prima che si involasse”) nella sua follia montante e questa sintassi esaspera chi legge cercando invano di ingabbiare in una forma razionale o risolutiva lo spirito dell’antenato della letteratura orrifica. Perché Lovecraft sta all’horror proprio come Joseph Curwen sta al pronipote Ward: possedendone le fibre… 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/il-caso-di-charles-dexter-ward/