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Le recensioni di Bruno Elpis

Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi – Ti sembra il Caso? (qlibri)

coverL’artista e lo scienziato… Due facce della stessa medaglia? 

Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente è un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo.”
No, non è una frase tratta dall’opera “Ti sembra il Caso?”, sottotitolata “Schermaglie fra un narratore e un biologo”. E’ un aforisma di Einstein.
Mi hanno sempre colpito gli aforismi degli scienziati, perché spesso enunciano verità in forma poetica.
Questo, o un altro aforisma, ben introduce al clima del dialogo epistolare che si svolge tra Erri De Luca e il biologo Paolo Sassone-Corsi, entrambi napoletani (“Noi due proveniamo da Napoli, abbiamo la notizia di una bellezza che comporta rischio, non offerta gratis”), sebbene il secondo risieda e lavori in California.
Con la chiarezza che è proprietà esclusiva dei grandi, i due si (e soprattutto “ci”) intrattengono su temi fondamentali; io ne esaminerò soltanto alcuni.

Erri ha principalmente il ruolo di porre le domande all’uomo di scienza, Paolo risponde. Ma, ovviamente, spesso i ruoli si invertono, com’è naturale che sia nella dialettica umana.

DETERMINISMO, LIBERO ARBITRIO E CASO 

In fondo è il tema posto dal DNA: “E’ scritto nel DNA. Peggio di una sentenza della Cassazione, nessun ricorso è ammesso.”
Così Erri esorta: “Chiariscimi i confini di applicazione di questo acido ingombrante che disegnate a forma di spirale doppia.”
La risposta metaforica è illuminante: “Il nostro DNA è come uno spartito di musica, come una sinfonia di Beethoven. Una sinfonia con tre miliardi di note. Ma non tutto è scritto in quello spartito.”
Dunque, la libertà filtra grazie alla “plasticità del genoma”: “Quello che si diventa con le mille esperienze giornaliere, la memoria di tutti gli avvenimenti di tutti i giorni, che accumulandosi fanno del nostro DNA un calco che assume forme diverse, da individuo a individuo.”
Perché nel DNA “c’è scritto se hai gli occhi azzurri o i capelli neri, ma non se crescendo diventerai poeta, ingegnere o barbone.”
Quindi “siamo l’effetto di due cause combinate … l’incontro di quei due metri di DNA e quel che abbiamo vissuta in quella Napoli che ci accomuna. Quello che c’è da capire … è in quale proporzione le due cause contribuiscono a quel che siamo. E come.”
In tutto questo, poi, c’è un elemento che non va sottovalutato: “Il fattore che più mi piace prendere in considerazione e che in proporzione sorprendente dà forma alle nostre tendenze, è il Caso.
“Il libero arbitrio … si sviluppa lungo la vita di un individuo come la somma della profezia del DNA e del Caso.”

SENTIRSI PARTE DI UN TUTTO GOVERNATO DA LEGGI COSMICHE 

A partire da una curiosità (“Mi attira la coincidenza di forme tra l’immenso e il minuscolo”) e dalla constatazione della comunanza del materiale biologico (“siamo tutti, dentro, un po’ topi, gatti e mosche”), gli studi dello scienziato si concentrano sul ciclo circadiano e sulla sintonia con  il fotoperiodo (il rapporto tra la lunghezza del giorno e della notte): “una buona fetta di quasi tremila geni oscilla nella sua funzione in maniera circadiana”.
Le domande dell’artista sono cristalline: “Il nostro sangue reagisce alla luce come fa la linfa negli alberi?”
“La notte è solo il contrario del giorno?”

IL RUOLO DELLA SCIENZA, IL METODO SCIENTIFICO E L’ARTE

Dal colloquio emerge un principio ovvio. Tanto ovvio che quasi sempre viene dimenticato:“C’è bisogno di verità per quanto riguarda l’ambiente, le scelte energetiche  e la medicina.”
Ancora una volta le domande dell’artista assumono forma lirica: “Chiedo, come i bambini chiedo, se sentite anche voi nei vostri laboratori, negli esperimenti, l’incombenza addosso dell’immensa macchina celeste.”
E la risposta non è da meno: “Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un bambino di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate.”
Quindi il dilemma scienza-arte si ricompone: “la poesia e la scienza sono vicine, anzi per me sono la stessa cosa. Sono due modi diversi di leggere la Natura.”

Nella mia vita, personalmente ho sempre privilegiato la dimensione letterario-artistica. Perché mi sento rapito dall’atteggiamento di chi “guarda il mare con l’emozione giusta, sentendone il profumo, con il semplice immaginare la vita che c’è dentro – e sentirsi parte di un pianeta.
Posso dire che questo libro regala intuizioni che rendono familiare la scienza (mi scuserete la circolarità del ragionamento!) esattamente come gli aforismi di Einstein?

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/scienza-e-tecnica/discussions/review/id:36063/