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Le recensioni di Bruno Elpis

Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach (Malgradopoi)

Mi ha molto colpito la notizia dell’incidente a Richard Bach, l’autore di un libro cult degli anni settanta: “Il gabbiano Jonathan Livingstone”.
Ho letto il ‘racconto lungo’ “Jonathan Livingston Seagull” proprio in quegli anni, in pieno clima post sessantottino, in un’atmosfera culturale carica delle suggestioni di un decennio magico, unico per creatività e originalità (da allora, i decenni si sono caratterizzati per essere “neo-qualcosa”, reviviscenze di mode precedenti, nostalgie o echi culturali).
Allora, in quegli anni e anche in successive letture, come quella “new age”, la fiaba di Jonathan è sempre stata considerata una metafora: le vicende del gabbiano rappresentavano la tensione alla perfezione (“Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri”),

la purezza del pensiero (Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola.”),

la ricerca della felicità (“Se superi il tempo e lo spazio, non vi sarà nient'altro che l'Adesso e il Qui, il Qui e l'Adesso”),

il rifiuto del conformismo (“Bisogna esercitarsi a discernere il vero gabbiano, a vedere la bontà che c'è in ognuno, e aiutarli a scoprirla da se stessi, in se stessi. È questo che intendo io per amore. E ci provi anche gusto, una volta afferrato lo spirito del gioco”).

E molto altro.

Oggi, dopo aver letto la notizia sulla dinamica dell’incidente aereo occorso a Richard Bach, mi abbandono a un’altra idea, a partire dalla constatazione che troppo spesso, nelle cose, ricerchiamo significati reconditi o nascosti. Senza pensare che le cose, in fondo, potrebbero anche essere nient’altro che quello che sono: allora il volo di Jonathan rimane il volo di un gabbiano e il mondo superiore che Jonathan raggiunge non è un ideale, ma una realtà ontologica (“Il paradiso non è un luogo. Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti”).
In questa prospettiva, rileggo l’opera deponendo ogni mistificazione ideologica e spogliandola di sovrastrutture culturali: e assaporo il piacere di volare, librarmi, imparare tecniche di sospensione, cabrata e planata, sperando – in un’attività che sembra negata all’uomo – di poter essere finalmente libero e felice.
Per i più giovani da leggere, per tutti da riscoprire. Così è stato per …

…Bruno Elpis

http://www.malgradopoi.it/il-gabbiano-jonathan-livingston-di-richard-bach