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Le recensioni di Bruno Elpis

"Pirati!" - Il commento ai racconti

“Pirati!” (Limana Umanita Edizioni)

Leggendo i racconti che compongono “Pirati!”, ho pensato al significato dell’espressione “la punta dell’iceberg”. Questa antologia è infatti nata dalla selezione che la casa editrice ha effettuato sui numerosi racconti pervenuti, per i quali gli autori hanno pubblicato l’incipit nel forum dedicato. L’incipit, dunque, rappresenta la punta dell’iceberg, perché il racconto intero è sempre una sorpresa. L’ho verificato constatando come ciascuno degli autori presenti nell’antologia abbia interpretato il tema piratesco in modo personale, privilegiandone accezioni fantasy, avventurose o fiabesche. Cercherò di spiegarmi meglio commentando brevemente ciascun racconto.

Luca Romanello, con “San Juan” propone la prima storia collocandola in una dimensione atemporale, tra allusioni geografiche neolatine. Avvalendosi di pozioni magiche, premonizioni e città fantasma. Giudizio: ipnotico, magico, esoterico.

Ci pensa Gloria Scaioli a portare un po’ di sana tradizione classica, approdando a Farmacussa con una trattativa sul riscatto (“Venti talenti”) e con un personaggio storico di primo piano, che si (e ci) propone di bonificare dai predoni il “Mare Nostrum”. Giudizio: rassicurante, cristallino, armonioso.

Il contrario de “L’impiccato” di Marco Filipazzi, che introduce quella che sembra essere l’interpretazione più gettonata (Mala tempora currunt!) del tema piratesco: quella tecnologica. Giudizio: forcaiolo, criptato, avveniristico.

Altro cambio di registro con “Brilla e luccica” di Valeria Rossini, che ci propina una variazione ambiental-ontologica dell’argomento: anche i contrabbandieri (di frizzantina!) sono pur sempre pirati e cammelli e dromedari le loro navi. Giudizio: esotico, “frizzantino”, giocoso.

E chi l’ha detto che anche una tragedia, come la pirateria della strada, non possa essere demistificata? “Ulysse” di Domenico De Stefano getta acqua sul fuoco di un turpe reato, scatenando il fiuto di Aldo Renna – perito assicuratore – sulle tracce di un equipaggio fantasma che fa il verso a “Sister act”. Giudizio: surreale, sperimentale, provocatorio.

Maurizio Vicedomini colloca la sua brava “Trappola” nella sequenza di “Pirati!”: che sia una tagliola per volpi, vischio per volatili o mousetrap per roditori, il suo racconto ci sorprende e ci conduce attraverso i binari mentali delle dimensioni temporali parallele grazie a un Corsaro nero mutante. Giudizio: bergsoniano, fantascientifico, allusivo.

Marina Lo Castro e Fabrizio Alessandro Cadili ci catapultano nell’intricato mondo della contrattualistica corsara: perché anche per i più incalliti consumatori di grog vale il principio del diritto positivo (“Un accordo è un accordo”). Nonostante questo patto tra gentaglia sia modellato sul cliché di Faust … Giudizio: stevensoniano, mefistofelico, colorito.

Il “BitRoger” di Giovanni Sechi è un incrocio tra un enfant prodige e un mascalzone: sa infiltrarsi nei PC altrui da vero hacker. Dopo averlo letto, andremo a cancellare gli inconfessati segreti che le memorie dei nostri laptop ancora contengono. Giudizio: il contrario di rassicurante, giovanilistico, tinto di giallo.

Michele Tomasetti, protagonista della presentazione dell'antologia nella Repubblica di San Marino, conferisce un’aurea off shore all’antologia e propaga la sua esuberanza dal Monte Titano sino a Honolulu con “Un vero pirata”. Anche se, in fondo, il conflitto con le Giubbe Blu ricalca lo schema classicheggiante di “guardie e ladri”. Giudizio: cibernetico, fantasioso, futuribile.

Con i due racconti finali riconfermo la mia impressione: le avventure narrate sono originali e talvolta complesse, al punto da lasciarmi un dubbio. Le avrò comprese fino in fondo?

Olga Luce ci strabiglia facendoci ascoltare “La musica della balena” alias il ciclo della vita tra carillon, voli di cicogna e incursioni di pirati in un ambiente marinaro che riecheggia Moby Dick. Giudizio: fiabesco, struggente, lirico.

Diceva bene Anna Tasinato nell’intervista: l’ultimo racconto ha l’onere di lasciare al lettore l’immagine finale. E lei, Anna, quale sceglie? “I figli del mare” sono una ciurma che ricorda i ragazzi Darling e i bambini sperduti di Peter Pan. Giudizio: apocalittico e ottimista al tempo stesso, io l’ho trovato splendido anche per il messaggio che lancia.

Per quanto mi riguarda, preferisco ancora mentire e lasciar credere che sia affetta da una turba sessuale la figlia del Corsaro Nero, ossia la protagonista de “La sindrome di Jolanda” di …

… Bruno Elpis