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Le recensioni di Bruno Elpis

Il delta di Venere di Anaïs Nin (qlibri)

V.M. 18: sed pecunia non olet! 

Nel tributare ad Anaïs Nin la corona di regina di un genere che oggi – come una nota rivista di enigmistica – vanta il maggior numero di imitazioni (io stesso mi sto cimentando in due racconti erotici e, anche per trarre qualche utile ispirazione, ho finalmente letto quest’opera della quale tanto si favoleggia), il mio commento a “Il delta di Venere” deve necessariamente partire dalla prefazione, decisamente interessante sia perché enuncia l’estetica della Nin, sia perché candidamente esplicita quale sia stata l’occasione creativa dei racconti: un sessuomane committente ha ingaggiato alcuni scrittori (“Gli omosessuali scrivevano come fossero state donne. I timidi si lanciavano in descrizioni di orge. I frigidi in appagamenti parossistici. Il più poetici indulgevano nella bestialità, e i più puri nelle perversioni. Eravamo ossessionati dalle favole meravigliose che non potevamo raccontare”) e li ha incaricati di comporre racconti nei quali non ci si limitasse a pettinar le bambole, ma si indulgesse al sesso esplicito preferibilmente nell’intorno della pornografia. Nella prefazione si scorge dunque la ribellione di un’artista che non vuole rinunciare alla dimensione più poetica e femminile dell’eros. 

Le storie si susseguono a ritmo incalzante, con personaggi –modelle (“Tutti gli studenti la guardavano attentamente da dietro i loro cavalletti… Poi prendeva delicatamente l’orlo del vestito e lo sollevava con lentezza sopra le spalle”), prostitute e artisti - che ricorrono e ritornano,  a celebrare pratiche che non si limitano certamente a cunnilingi e fellatio , ma senza freni esplorano manie frastagliate (“Poi gli disse che era obbligato a mettergli una benda sugli occhi perché non doveva vedere…”) e tendenze proteiformi (“Era come se entrambi fossero stati assaliti da un desiderio famelico per il sapore di carne”), con protagonisti di ogni preferenza e genere (perfino il terzo!).

Nello sventagliare le svariate manifestazioni erotiche, per bocca dei suoi interpreti Anaïs non si astiene dal fornire assennati consigli (“Quando Linda perse il suo operaio, fu naturale per lei consultarsi con Michel, ed egli le consigliò di darsi alla prostituzione”), naturalmente ricorre a immagini floreali (“Il suo sesso era come un gigantesco fiore di serra, il più grande che il Barone avesse mai visto”) più o meno tenui (“Si inarcava come un pitone, scattava in tutte le direzioni come se l’avessero bruciata o morsa”), percorre tutti i sensi (“Fu a teatro che incontrai John e scoprii il potere di una voce. Mi scivolava addosso come le note di un organo, facendomi vibrare”), nessuno escluso (“Dai battiti violenti del cuore, dal cambiamento dei toni di voce, dalle contrazioni delle mie gambe, sapeva quanto piacere mi aveva dato”), e guarda al sesso da ogni angolatura (come la donna che si abbandona a fantasie inerenti l’esercito degli scozzesi, nudi sotto il kilt: “Maman si sarebbe trasformata volentieri in un ciottolo perché le camminassero sopra, purché le fosse concesso di guardare sotto le corte gonnelle per vedere la borsa nascosta, che dondolava a ogni passo”) e con ogni mezzo (“Non era saccarina quella che ti ho portato e che hai messo nel caffè. Era cantaride, un afrodisiaco”), anche culturale (“Le comprò dei libri erotici, che lessero insieme”). 

I toni narrativi (“Volevo esser posseduta e conoscere gioie accecanti”) – al pari delle pratiche sessuali e degli organi coinvolti (“Le loro bocche si sciolsero l’una nell’altra, in cerca delle lingue guizzanti”) – spaziano da un estremo all’altro: si infiammano (“George le percorse con le mani tutto il corpo, quasi a infiammarne ogni singola parte col suo tocco…”), recedono, s’impennano (“Si comportavano come due animali in lotta, pronti a divorarsi a vicenda”), si colorano (“La donna aveva il sangue infuocato”), si esprimono, s’incanalano nel delta di Venere, ma anche nell’estuario di Adone e nell’ambiguità di Ermafrodito.
Nonostante il carattere scherzoso di questo mio commento, sia ben chiara l’intonazione di fondo: sono dominato dalla simpatia per un’artista che sfida epoca e mentalità per esprimere senza freni la sua natura di donna (“Quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione”) libera ed esuberante (“Quale parte di te mi vuole questa notte?”)… 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi-erotici/il-delta-di-venere/