Le recensioni di Bruno Elpis
Il cappello del maresciallo di Marco Ghizzoni (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Nebbia in Val Padana
Siamo a Boscobasso (“Un buco di duemila anime in riva al Po”), nel cremonese, un immaginario borgo del quale il romanzo fornisce puntigliosamente una piantina topografica che servirà al lettore per meglio seguire le evoluzioni paesane degli irrequieti protagonisti.
Il liutaio Antonio Arcari, facoltoso cardiopatico, viene ritrovato senza vita alla stazione del borgo. Niente di strano, direte voi… Sì, non fosse che la morte coglie il seguace di Stradivari con le braghe calate, in evidente stato “post coitum” consumato con una delle “belle di notte” che praticano la professione più antica del mondo proprio lì, vicino alla strada ferrata…
La bella e procace moglie (pardon! La vedova!) - quella Edwige Dalmasso sempre pronta a far cadere una spallina della veste o ad aprire dolosamente la vestaglia per lasciar rifulgere il promettente décolleté per attizzare i maschi che la presidiano – non è particolarmente interessata ad approfondire circostanze e cause della morte dell’ex consorte, mentre è molto attenta a organizzare una cerimonia funebre che sia all’altezza della rappresentatività sociale che la ex coppia ha rivestito. Per questo Edwige attiva il Bigio (“quel becchino segaligno dallo sguardo obliquo”), per questo la femme fatale tiene sulla corda il carabiniere Nitto Bellomo, del quale possiede in ostaggio… “Il cappello del maresciallo” del titolo (“Se ne andò dimenticando il suo cappello sulla poltrona di pelle nera”)!
In una girandola di personaggi caricaturali degni di un Andrea Vitali in stato di grazia, Marco Ghizzoni regala tanti sorrisi in una storia che è a metà strada tra la farsa, la sagra paesana (“Se ne andò… con una sporta di mortadella e salame cremonese all’aglio… prosciutto cotto e coppa”) e la pantomima: una vicenda nella quale la dimensione “gialla” è tenue e rischierebbe di essere dimenticata, se non fosse per un solerte appuntato che placherà la curiosità dei lettori più esigenti, tra personaggi che non disdegnano di trafugare salme dal cimitero e ricercare teste sugli argini del Po, nella nebbia della Valpadana…
Lo stile narrativo è lieve, strettamente imparentato con la lingua parlata; i capitoli si susseguono veloci, sempre troncati da rapidi “cliffhanger” (“Il cliffhanger è un espediente narrativo usato in letteratura, nel cinema, nelle serie televisive e in altre forme di fiction, in cui la narrazione si conclude con un’interruzione brusca in corrispondenza di un colpo di scena o di un altro momento culminante caratterizzato da una forte suspense”).
Consigliato… per un divertimento assicurato (ops, la rima!)
Bruno Elpis
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http://www.qlibri.it/recensioni/gialli-narrativa-italiana/discussions/review/id:44433/