Le recensioni di Bruno Elpis
L’amore negato di Giancarlo Vitagliano (Malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
“L’amore negato”, un e-book di Lettere Animate Editore, rappresenta un altro affondo di Giancarlo Vitagliano nel noir, dopo il precedente di “Che musica ascolti”.
Con la nuova opera il cardiologo-romanziere ci conduce negli anfratti malavitosi della sua città, Napoli, ponendo un drammatico interrogativo: può l’individuo ribellarsi a una realtà familiare di delinquenza? Ovvero il destino individuale è irrimediabilmente segnato fin dalla nascita?
La narrazione prende il via da un delitto: “Assunta Noci, la boss della famiglia omonima, è stata trovata morta nella sua vasca da bagno. Sembra che si sia addormentata e sia affogata…”
Anche se Assunta è “la capoclan di una potente famiglia camorristica”, le ricostruzioni operate dall’indagine mettono in luce che la “figlia di don Luigi ‘o cecato, il boss della malavita napoletana” è sensibile e aspira a una vita onesta.
Purtroppo questi impulsi vengono frustrati dai casi della vita: su tutti, la terribile esperienza con Salvatore Prisco detto Faccia d’angelo, “il delfino di don Luigi”…
Assunta decide suo malgrado di omologarsi all’ambiente, pur scegliendo una forma di delinquenza diversa (non per questo da assolvere) da quella praticata dal padre: la donna decide così di “abbandonare il commercio della droga e della prostituzione per dedicarsi a frodi fiscali nazionali e internazionali; per questo la sua famiglia si è guadagnata l’appellativo di camorra bianca…”
Per accertare la vera matrice di quello che soltanto in apparenza è un caso di morte fortuita, indaga il commissario Bruno Reinhard (“Con quel nome uno si aspetta un colosso biondo e invece arriva ‘sto piccoletto nero…”), un uomo razionale ed emotivo al tempo stesso (“Quando era coinvolto in un caso… s’immedesimava”), che alterna le investigazioni a una vivace dimensione onirica (“Non poteva dormire e se riusciva a farlo non poteva sognare nulla di diverso dal caso”) e a ritrovi serali ad alto tasso alcolico, in birreria con Giuseppe Ceraso, l’amico di sempre. Attraverso il diario di Assunta, che viene misteriosamente recapitato a puntate, Reinhard – pur nel timore di essere depistato da chi invia le pagine del memoriale - ricostruisce una vita difficile e di “amore negato”.
La soluzione del caso è molto amara, ma ben contrappuntata da rivelazioni che mostreranno il lato oscuro e gli antefatti che rendono ragione di fragilità e debolezze del commissario Reinhard: un altro giallo nel giallo…
Bruno Elpis
Cinque domande a Giancarlo Vitagliano
D - È stato complicato addentrarsi nelle pieghe e nelle insidie della malavita organizzata?
R - Napoli è una città particolare: a fianco di palazzi signorili ci sono abitazioni umili (i famosi “bassi”, per esempio) e non sempre la gente onesta abita nei primi e viceversa. Così anche nella vita quotidiana, specialmente con il lavoro che faccio, puoi imbatterti in veri capoclan, in affiliati e in collusi con la malavita.
Poi, se ti interessi della vita della tua città, finisci per documentarti leggendo gli articoli dei quotidiani o libri quali Gomorra di Saviano, oppure seguendo qualche reportage televisivo.
D - La tua storia è completamente inventata o trae spunto da qualche fatto di cronaca cittadina?
R - Sono partito dal presupposto che le influenze dell’ambiente familiare e sociale nel quale si vive hanno un’importanza preponderante sulla formazione dell’individuo. È vero che esistono persone predisposte geneticamente alla sociopatia, ma spesso in questi contesti malavitosi sono più tra la manovalanza che nella dirigenza.
Mi sembra di ricordare che nel passato qualcuno ha tentato di cambiare vita, ma non sono sicuro che ci sia riuscito. Purtroppo, se vivi in un contesto che non ti lascia altri spazi, se la cultura che ti è stata inculcata è quella, è difficile uscirne; anche perché gli aiuti esterni sono davvero pochi. Per questo ben vengano strutture e associazioni che agiscono sul territorio nel tentativo di strappare quante più persone alla malavita.
D - Quanto ti rappresenta il commissario Reinhard? Come nasce un personaggio così contrastato, razionale e determinato, ma al tempo stesso pronto a commuoversi e immedesimarsi nei casi che affronta…
R - Ritengo che tutti gli esseri umani dovrebbero trattarsi da pari e che una certa immedesimazione nell’altro sia necessaria. Nella mia professione, sebbene spesso debba rimanere freddo per risolvere una situazione d’emergenza, penso sia necessario sapere cosa prova la persona che hai di fronte, altrimenti come puoi curarlo o spiegargli cosa gli sta succedendo? Come puoi dire in modo non freddo e asettico ai familiari che la vita del loro congiunto è destinata a finire se non ricordi quello che hai provato nelle medesima situazione?
E così anche Reinhard “sfrutta” la sua capacità di immedesimazione per comprendere gli altri.
D - Ritroveremo ancora in azione il commissario e il suo team in prossime avventure?
R - Ho già scritto un racconto e un secondo romanzo con interprete il commissario Reinhard e proprio in questi giorni ho preso gli appunti per la trama di un terzo romanzo.
D - Come concili la tua attività di medico con quella di scrittore e di appassionato di letteratura?
Abbiamo molti esempi di medici appassionati di letteratura e di scrittura, sia in epoche passate che al giorno d’oggi. Forse l’esigenza che ti spinge a curare gli altri, porta anche a chiederti chi siamo e perché agiamo in determinate maniere.
Ringraziamo Giancarlo Vitagliano per la disponibilità e la simpatia con le quali ha risposto alle nostre domande.
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