Le recensioni di Bruno Elpis
Exit strategy di Walter Siti (qlibri)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Un exit inaspettato
Tento una sinossi del romanzo-diario-fiction “Exit strategy” di Walter Siti attraverso i titoli dei capitoli.
“Una storia personale di uscita dall’ossessione erotica è diventata metafora di uscite ben più impegnative: da un incantamento che paralizza la vita politica italiana…” (Via, via di qua): Walter abbandona Roma (Roma palindroma) e dice addio a Marcello. Fa tappa a Modena e poi si trasferisce a Milano. Attratto da corpi maschili tonici, si consegna al costoso rapporto con il pornoattore argentino Rodrigo; intanto viene scritturato per la sceneggiatura di un reality demenziale destinato al fallimento (Prigioniero della scimmia. “Il trash è fondamentale… un po’ di voyeurismo, se no con le lezioni su Hegel il pubblico muore di pizzichi”). In balia del declino fisico senile, Walter vive cinicamente la malattia e la morte della madre; poi s’imbatte nella relazione con Gerardo (Gerontofilia) che per amore lo segue a Milano (Milano Inganni. “Angelo e Inganni. Sembra il riassunto della mia vita”).
Sullo sfondo, scorrono le tensioni e gli intrighi del premio Strega (Ma che, davvero davvero), l’ascesa di Renzi e la condanna di Berlusconi (Post scriptum) in un paese dilaniato in egual misura da crisi e gossip. La strategia di uscita sembra concludersi con il tradimento ai danni di Gerardo, emblema di fedeltà e stabilità, ma una ricomposizione giunge inopinata (Addendum in extremis) con finale sospeso sul Cimitero Monumentale (“Cado in ginocchio e prego senza sapere Chi”).
Il filo conduttore dell’azione è l’inquieta evoluzione erotica che dalla relazione con il “borgataro smidollato” Marcello (“Il nostro rapporto umano è amministrazione burocratica, bilancio ancipite e ritroso, mentre la staffetta dei fuochi rischia di morire per colpa sua”) evolve prima nell’esasperazione mercenaria (“Ho pur sempre una pensione da cattedratico, per trovarmi in difficoltà deve prima fallire l’Italia”) rappresentata da Rodrigo, “un apolide furbastro”, poi nella dedizione supplice e ammirata di Gerardo.
Il parallelismo con le vicende politiche coeve trapassa la fase culminante del berlusconismo (“Grazioli - San Martino – Certosa: triangolo di forze che ipnotizza l’Italia incantandola in un frinire di onde elettromagnetiche”) e del maschilismo politico (“Silvio Berlusconi, anagramma di l’unico boss virile”) fino al crollo del Cavaliere (“Foto impietose nei giornali di famiglia mostrano Berlusconi rattrappito in una smorfia di commozione senile”) con epilogo in surroga (“Matteo Renzi è il metadone per l’antiberlusconismo tossico”).
La narrazione degli eventi è spietata (“Fatto sta che dopo la demenza di mia madre non c’è più nessuno che mi voglia bene, nessuno per cui io sia la persona più importante al mondo”), dissacrante, impietosa (le acrobazie sessuali del quasi settantenne protagonista sono rese possibili da una protesi peniena idraulica che sfida le leggi dell’andrologia) e provocatoria, ma si compiace nella redenzione di un finale struggente (“La sola cosa che mi manca ormai è la giovinezza. Il futuro è una belva accovacciata che aspetta di saltare”) che ammicca alle unioni civili, dopo aver vagheggiato le pratiche dell’eutanasie.
Lo stile è notevole: ricco di neologismi esterofili, riecheggia arte e mitologia (“A Trezene esisteva un mirto con foglie bucherellate, si raccontava che quei buchi li avesse fatti Fedra quando pazza d’amore per Ippolito andava a spiarlo nudo in palestra”), trasuda erudizione (“E’ la poesia quella che si volta indietro, versus; la prosa, prorsus, va avanti”) e fonde scandalismo, giornalismo, intemperanza esistenziale e materialismo estetico in una miscela sperimentale che per certi versi allude al Philip Roth de “Il fantasma esce di scena”, per altri a Pasolini, del quale Walter Siti è massimo studioso.
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-autobiografici-italiani/discussions/review/id:42791/