Le recensioni di Bruno Elpis
Rosso caldo di Patrizia Rinaldi (MilanoNera)
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- Scritto da Bruno Elpis
“Rosso caldo” è la nuova inchiesta che ha per protagonista Blanca, l’inquirente nata dalla penna irrequieta di Patrizia Rinaldi.
La vicenda comincia nel quartiere napoletano dell’Avvocata, ove vivono due anziane donne (“Alina vendeva pane di contrabbando, Mariarca dava ripetizioni di matematica”). Lì, le due “cugine” – che in realtà sono amanti - sentono rumori sospetti, “sussurri e grida” che provengono da un signorile palazzo adiacente la loro abitazione. Le inquietanti emissioni portano alla scoperta di un delitto: “Il corpo di Girolamo Sellitto non presenta segni di violenza. Tre persone hanno riferito di aver sentito rumori durante la notte: il guardiano notturno del palazzo, Attilio Coppola, e due cugine…”
Le modalità dell’omicidio sembrano alludere a strani cerimoniali e a liturgie misteriose (“Indossava un vestito da cerimonia e nel taschino, invece della pochette, aveva la carta d’identità”); la morte della vittima probabilmente è sopraggiunta a causa di un’intolleranza alimentare (“Era allergico alle fave”) scatenata ad arte dall’assassino.
Ben presto il mistero s’infittisce: anche Oreste Bonomo viene giustiziato con tre colpi di pistola. A rincarare la dose enigmatica, l’ispettore Liguori rinviene un macabro reperto ( “…ho trovato un involucro: ossa umane racchiuse in un velo da sposa”): l’indagine sembra seguire la pista dell’occulto (“la cabala, i simboli, le messe nere, e le ossa di chi è stramuorto”), ma poi vira sulla rotta di rapine ai danni degli uffici postali e, con un colpo di coda, smaschera un’arte figurativa equivoca (“l’azionismo viennese della prima metà degli anni Sessanta”) che costituisce la copertura di pulsioni torbide.
Blanca è personaggio decisamente affascinante: ipovedente (“i chiaroscuri erano il suo paesaggio”), ha affinato e affilato in modo straordinario gli altri sensi (“Sentì l’odore oleoso della pianta e, più nascosti, i profumi della notte, dell’acqua caduta e della terra”). Ciò le consente di sopperire alla cecità (“L’ho vista l’altro giorno al poligono. Vedrà pure solo ombre, ma la sagoma mobile non se n’è accorta”) che risale a un’esperienza infantile dolorosa (“Sono ipovedente, ho perso mia sorella e parte della vista in un incidente domestico. Avevo tredici anni”).
Personalità sofferta (“Lei se potesse, cosa vorrebbe vedere nuovamente?... Vorrei rivedere mia sorella viva; non basta un miracolo, ne servono due”) ma caratterialmente determinata, deve affrontare anche i problemi di un’adozione difficile: perché sua figlia Ninì (“Ho una madre anomala di una vita anomala”) ha subito la perdita della madre naturale, uccisa da un reo confesso, che ritratta e che lei vorrebbe innocente: il padre…
Con questa nuova avventura, la terza dopo “Blanca” e “Tre numero imperfetto”, Patrizia Rinaldi si riconferma scrittrice originale, profonda nello scolpire la psicologia dei suoi personaggi, con spiccata vocazione a travalicare in modo personale gli stilemi del noir classico.
Bruno Elpis