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Le recensioni di Bruno Elpis

Novemila giorni e una sola notte di Jessica Brockmole (i-libri)

coverViene definito come “il romanzo più romantico dell'anno”.
Sul piano obiettivo è stato “venduto in 21 paesi in meno di una settimana”.
Io l'ho letto anche cercando di capire quale sia il desiderio di fondo che alimenta fenomeni editoriali come questo. Il che equivale a rispondere alla domanda: perché ai nostri giorni c'è  tanta “voglia di tenerezza”, per parafrasare il titolo di un film da Oscar?

Il romance ai tempi di sms, FB e chat. Il romance ai tempi delle lettere.

Novemila giorni e una sola notte” di Jessica Brockmole è un romanzo scritto in forma epistolare. Proprio come una famosa opera medioevale, che i protagonisti Elspeth e David citano esplicitamente: “Le lettere di Abelardo ed Eloisa. Però promettimi che la nostra storia non finirà in modo così tragico: non potrei sopportare di vivere in un convento.”

La forma narrativa dunque rappresenta una particolarità piuttosto inconsueta e ci riporta indietro nel tempo, a riassaporare il piacere dello scriversi ai ritmi lenti della posta transoceanica dei primi decenni del XX secolo. Quando una lettera impiegava settimane per raggiungere il destinatario. Mentre i nostri rapporti odierni sono travolti dalla velocità istantanea di connessioni simultanee. E si consumano nei linguaggi contratti di sigle, simboli, slang abbreviati e fonemi condensati in acronimi.
Ma è curioso rilevare, tra le righe del romanzo, come molti meccanismi siano pressoché invariati e possano benissimo caratterizzare anche un rapporto virtuale dei nostri giorni.
Così Elspeth non si presenta al primo appuntamento per una paura ancestrale, che ben potrebbe attanagliare anche due persone che si sono conosciute in chatroom o in un social network: “Il timore che, se ci fossimo incontrati, sarebbe svanito il mistero. Forse non saremmo andati d'accordo come sulla carta, non saremmo riusciti a discorrere come siamo abituati a fare...
E l'enigma sulle identità – o la potenza dell'immaginazione – alimenta un sentimento forte, che cresce giorno dopo giorno, lettera dopo lettera: “Sei la ragione che mi spinge ad alzarmi al mattino … Mi hai spinto a scrivere di nuovo quando credevo che l'ispirazione mi avesse abbandonato.”
“Io non ti chiedo altro. Solo di esserci.”

Una storia a distanza. Una storia contrastata.

I protagonisti della storia d'amore vivono lontani.
Elspeth Dunn, detta Sue, è una poetessa: il suo “primo libro, Le onde di Peinchorran” colpisce, su tutti, un lettore. Nei versi di Sue si trovano “gioia, sole, mare... Impeto d'amore, mancanza d'amore... Amore dilaniante... fantasmi.” Perché lei vive a Skye: “Skye si trova al largo della costa nord-occidentale della Scozia. È un'isola verde, selvaggia e incontaminata, di una bellezza tale che non potrei immaginare di vivere altrove.”

David Graham è l’ammiratore. Scrive una lettera, poi non si ferma più.
Abita nell'Illinois, “quanto di più diverso esista dall'isola di Skye. Di montagne, neanche l'ombra. Non appena si esce dal campus... c'è solo granturco, a perdita d'occhio.
Ed è uno “la cui impresa più illustre contemplava un sacco pieno di scoiattoli.
Sogna di fare il ballerino (“Il mondo ha bisogno di ballerini. Almeno tanto quanto di studiose di geologia.”)
Poi decide di partire per la Francia, ai tempi della prima grande guerra. “C'è una bella differenza tra gettarsi nella mischia armati di baionetta, pronti a uccidere, e concentrare la propria energia nel salvare vite umane.”
Il viaggio transoceanico è anche l'occasione per incontrare Sue...

Ma l’amore a distanza deve fare i conti con la vita reale di ciascuno dei due.
Perché David sta per sposarsi: “Dovrei spazzolare il frac e provare il mio discorso, perchè il giorno del matrimonio si avvicina... e io che faccio invece? Me ne sto qui seduto a scriverti.” Mentre Sue è già sposata: “Ricevo più lettere da un uomo che non ho mai visto che da mio marito”.

La tecnica narrativa

La narrazione è condotta lungo due linee temporali che corrispondono alle due grandi guerre.
Il primo filone narrativo decorre dal 1913 ed è composto dalle lettere tra i due innamorati.
Il secondo epistolario comincia nel 1940 e ha per protagonista Margaret, la figlia di Sue, giovane donna alla ricerca della verità sulle sue origini (“Lei non si è mai lasciata sfuggire nemmeno una parola su mio padre, sottraendosi a ogni domanda, trincerandosi dietro frasi come il passato è passato.”) e sulla famiglia della madre (“Cos'ha fatto mia madre – una donna che ama la natura, una donna che va  a rifugiarsi in chiesa – per mandare in frantumi una famiglia?”).
Il romanzo  può costituire una gradevole occasione per gli appassionati di romance, che avranno modo di gustare una modalità narrativa alternativa rispetto al romanzo classico. Per tutti rappresenta uno spunto per riflettere su modalità comunicative e relazionali a partire da “una corrispondenza durata anni, facendo emergere tracce d'amore tra le righe e le macchie d'inchiostro; un ardore alimentato dalla posta, anziché dalla luna e dalle maree.”

Bruno Elpis

http://www.i-libri.com/novemila-giorni-notte-brockmole.html