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Le recensioni di Bruno Elpis

Réportage dal convegno internazionale “Alberto Moravia e la Ciociara – Letteratura. Storia. Cinema”

la ciociaraLa ciociara è stata protagonista (Cesira così come l’azione romanzesca) a Fondi, lo scorso 10 maggio, nell’ambito di un convegno internazionale dagli esiti di pubblico e di relazioni davvero sorprendenti.
È il terzo convegno internazionale, ove si è potuta ascoltare e constatare una vivace costellazione di interpretazioni e di riflessioni intorno al romanzo e ai personaggi che lo abitano veracemente persuasive e illuminanti.
La giornata è iniziata alle ore 10.30 ed è proseguita fino alla fine senza problemi o intoppi. Due le assenze giustificatissime: non sono potute essere presenti la prof.ssa Andreoli, perché a Torino per la Fiera del Libro, e la prof.ssa Blanco Valdés, per un lutto famigliare.
Le relazioni sono state davvero tutte molto interessanti, inoltre sono stati presentati documenti inediti di grande pregio non solo per la comprensione del romanzo, ma anche del film e del testo teatrale tratto dal romanzo, nella transcodificazione scenica di Annibale Ruccello.

Luciano Parisi, dall’università di Exeter, ha aperto il convegno con una relazione sulle Atipicità della Ciociara. Ci ha rilasciato un’intervista e ci fatto notare che: «L'opera del primo Moravia (1928-1960) è ancora letta e discussa in Gran Bretagna e nei paesi di lingua inglese. Gli indifferenti, Il disprezzo e Il conformista sono studiati in molte università e conquistano l'attenzione degli studenti. Ci sono anche studi interessanti sull'opera del secondo Moravia (1960-1990), in particolare sulla scopofilia di cui lui tratta a lungo ne Il viaggio a Roma. Ci sono peraltro segnali di una piccola crisi. Gli studenti di un mio corso, per esempio, per procurarsi quest'anno una traduzione inglese de Gli indifferenti (che pure è il libro di Moravia più letto) hanno dovuto rivolgersi a siti di libri usati. Non ci sono edizioni nuove in commercio. (Una sembra esserci, a dire il vero, ma alla fine non e' disponibile).»
la ciociaraHa proseguito chiarendo che: «
La traduzione inglese de La ciociara, chiamata Two Women, mi sembra buona. La uso in un corso con studenti che non conoscono l'italiano e vedo che riesce a trasmettere il suo messaggio anti-bellico (e contro molte altre forme di violenza) in maniera chiara e completa.». Ha concluso la sua dichiarazione rilasciataci in esclusiva: «La ciociara a me pare quasi un testo apocrifo. L'ha scritta Moravia, lo sappiamo, raccontando eventi che aveva testimoniato come profugo durante la guerra, quando aveva vissuto proprio nella zona intorno a Fondi. Ma il modo in cui Moravia racconta quegli eventi e quelle situazioni è diverso da quello in cui Moravia di solito scrive. Prendi per esempio la parola 'bello': Moravia non la usa quasi mai nella sua narrativa. Preferisce parlare di quello che è brutto, ingiusto, deforme. Anche quando ambienta le sue storie a Capri, o a Zermatt, o a Corvara, in alcuni dei posti più belli al mondo, non si concentra sulla bellezza, ma sullo sfruttamento, sull'abuso. Ne La ciociara, invece, Moravia parla della bellezza dei posti, di quel mare, di quelle montagna. Lo fa in maniera così efficace che sono venuto a Fondi con un paio di scarponi per andare sui sentieri intorno, per fare qualche verifica. È vero che Moravia usa un io narrante, e che quelle osservazioni sono dell'io narrante, non dell'autore, ma Moravia usa spesso io narranti, e solo quello de La ciociara, ha questa sensibilità al bello. Questo è solo un esempio. Le atipicità de La ciocara sono molte».
La densità concettuale delle relazioni, che si sono susseguite senza interruzione fino al pranzo, è stata significativamente foriera di suggestive riletture e interpretazioni effettuate sul romanzo da punti di vista differenti. Non è possibile in questa sede che dare qualche specimen.
la ciociaraAd esempio, la prof.ssa Melosi, dall’università di Macerata, docente della cattedra di studi leopardiani, ha invece puntato l’attenzione sulle ‘carte’ inerenti agli scambi per la traduzione del romanzo de La ciociara in Francia: «Ho voluto offrire contributo da dietro le quinte di un classico, per ricostruire le circostanze in cui vide la luce la traduzione francese della Ciociara nel contesto editoriale internazionale degli anni Cinquanta. Nel Fondo Giacomo Antonini dell’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto Vieusseux di Firenze sono conservate una decina di lettere inedite che fanno riferimento alla vicenda. Agente letterario di Bompiani per vent’anni – qualcuno dice il suo plenipotenziario – che pare abbia ispirato il protagonista del romanzo moraviano Il conformista, Antonini tratta con l’editore parigino Flammarion la cessione dei diritti d’autore per la traduzione. Una trattativa che conosce piccoli inciampi, prontamente superati nel giro stretto dei mesi che vanno dalla formulazione del contratto (giugno 1957) alla pubblicazione e al lancio dell’edizione francese (ottobre-dicembre dello stesso anno). L’operazione editoriale è condotta in tempi record (La ciociara era uscita in Italia solo a fine aprile) per il successo che accompagna Moravia in Francia, come attesta quanto scrive René d’Uckermann, figura di spicco della Librairie Flammarion, ad Antonini: “il s’agit d’un livre qui doit paraître à très brêve échéance, d’un auteur pour lequel nous avons beaucoup de considération et que nous souhaitons nous attacher d’une façon durable, enfin d’un excellent roman de Moravia sur lequel la maison Flammarion est décidée à faire un effort particulier» (12 agosto 1957). D’altra parte Bompiani, che ha il polso della situazione, sa che per il nuovo romanzo di Moravia “tutti gli editori, senza eccezione, hanno raddoppiato almeno gli anticipi e in qualche caso hanno persino aumentato le percentuali. Si sono resi conto che ormai l’autore cammina speditamente verso il Premio Nobel” (13 luglio 1957)». Come sappiamo Moravia non riuscirà mai ad essere insignito del Nobel, per varie ragioni, tutte inconsistenti, almeno dal punto di vista letterario.
la ciociaraIl prof. Natalini e la prof.ssa Parenti da Tor Vergata hanno presentato per la prima volta documenti video e fotografici nonché cartacei (il testo teatrale di Ruccello) e ne hanno conversato con il pubblico folto e attento presente in sala fino alle 17.30.
Se una giornata così ricca e stimolante è stata possibile il ringraziamento va al Comune di Fondi e all’Assessore alla Cultura (il prof. Lucio Biasillo), al prof. Angelo Fàvaro, ideatore e curatore del convegno, e a tutte le istituzioni che hanno fatto del loro meglio, nonostante la crisi e le difficoltà economiche, per condurre non in porto, ma per l’alto mare aperto questa imbarcazione di cultura e di conoscenza.
Soprattutto, il più vivo ringraziamento ai relatori, che hanno offerto e condiviso la parte migliore dei loro studi con tutti i presenti e presto, attraverso la pubblicazione degli atti della terza edizione da parte delle edizioni Sinestesie, anche con coloro che non sono stati presenti, ma potranno leggere come se lo fossero stati.

Bruno Elpis

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