Le recensioni di Bruno Elpis
Follia profonda di Wulf Dorn (malgradopoi)
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- Scritto da Bruno Elpis
Dopo “La psichiatra”, Wolf Dorn si riconferma autore di thriller psicologici di grande impatto. “Follia profonda” è un thriller con inflessioni horror affascinanti e coinvolgenti.
La storia, in due parole: Jan Forstner è un abile psichiatra, che cerca di realizzare il progetto di un nuovo reparto pediatrico presso la sua clinica. Un giorno riceve un mazzo di rose rosse. Gli sono state recapitate da una misteriosa donna, che si è incapricciata di lui e darà corso alla sua ossessione amorosa in un crescendo di azioni folli, che passano attraverso omicidi, incidenti, incendi …
Interessante la genesi del romanzo: un giorno l’autore, in albergo, riceve una rosa rossa, probabilmente per errore. Scatta così l’idea di scrivere un romanzo su un tema di grande attualità: lo stalking. A questo spunto si aggiunge un desiderio, quello di scrivere “ … un thriller sotto forma di una storia di paura. Di certo niente di paragonabile a quelle di E.T.A. Hoffmann, Edgar Allan Poe o M.R. James, ma credo che sarebbe piaciuto ai signori Freud e Jung”.
Il risultato è lì, sotto i nostri occhi: un romanzo che riecheggia gli autori espressamente citati come maestri. E, forse, anche un autore non nominato, ma che sta bene nell’elenco: Patrick McGrath di “Follia”.
Gli elementi horror tonificano la narrazione. Ne ricordo alcuni.
Un personaggio (la madre di un giornalista ucciso) è affetta da EPP, la protoporfiria eritropoietina: un’acuta fotosensibilità (“Nella fase avanzata i malati non sopportavano neppure la luce artificiale”). La vediamo aggirarsi al buio. E al cimitero.
La persecutrice oscilla tra personalità opposte e sentimenti contrastanti, che producono continui brividi: “La compassione che l’assalì in quel momento fu travolgente. Lei e quell’uccellino si assomigliavano tanto. Soffrivano entrambi per le torture, ciascuno a suo modo …”.
Sullo sfondo della storia sono proiettate le ombre degli orrori di un mattatoio, che si imprimono sulla psiche infantile e atterrita.
Nel corso delle indagini lo psichiatra si imbatte in una paziente orribilmente sfregiata. Alcune scene sembrano riecheggiare film come “Psycho” o “Attrazione fatale” in un’originale combinazione di sequenze.
Concludo aderendo alla tesi dello scrittore: “I fantasmi esistono davvero. Non vanno in giro scuotendo catene o ululando in luoghi maledetti. No, vanno dove possono farci più paura; nella nostra testa”.
Bruno Elpis
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