Le recensioni di Bruno Elpis
Il contratto di Marco Vichi (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Il contratto è l’accordo tra due o più soggetti (le parti del contratto) per produrre effetti giuridici. Tranquillizzerò subito chi teme una mia noiosa trattazione di diritto, confermando che nell’opera breve (95 pagine) e divertente di Marco Vichi il contratto stipulato – di stampo faustiano - è assai particolare e non si presta al commento a vocazione “giuridica” che io sto per imporre.
Innanzitutto la storia raccontata da Vichi ha il suo esordio in una festa durante la quale il protagonista sfuria contro il pianista: “Questa non è musica, è una prova di dattilografia!” L’evento è una noiosa festa borghese, nella quale i partecipanti a tutto sono disposti pur di scampare alla noia. Ma quella inscenata dal nostro eroe “era solo una polemica musicale, e il pubblico era un po’ deluso”.
Lui, il rissoso, è un aspirante scrittore (“Ero un astro che doveva ancora sorgere”) e si lascia andare ad affermazioni che costituiscono quella che in diritto si chiamerebbe “fase precontrattuale”: “Avrei venduto l’anima al diavolo pur di diventare uno scrittore famoso …”
Spesso i contratti vengono stipulati grazie all’intervento di un mediatore: e così avviene anche in questo ‘racconto lungo’. Ove il mediatore già prelude a ciò che seguirà: “Mentre usciva vidi un rigonfio sotto la sua giacca, in fondo alla schiena. La coda, pensai.”
La stipula avviene al civico 333: “Era una viuzza lunga cinquanta metri, non capivo come potesse esserci il numero 333”.
La mia barbosa impostazione adesso implica l’analisi dei tre elementi costitutivi del contratto: l’accordo, le parti, gli effetti.
L’accordo
“E' nostra intenzione commissionarvi un poema sullo stesso identico stile dell’Alighieri, ma ovviamente diverso nell’essenza e nelle intenzioni …” Insomma: una divina commedia al contrario, nella quale celebrare l’inferno anziché il paradiso!
Lo scrittore in cambio avrà denaro e celebrità (“Se accettate di scrivere quello che noi vi chiediamo, in pochissimo tempo diventerete ricco e famoso”).
Eccolo lì delineato, quello che nel contratto si chiama sinallagma: il “do ut des” dei latini, “una mano lava l’altra” nella saggezza popolare.
E viene trasfuso in modo artistico, in forma scritta: “Io … cedo agli uffici ciò di cui poco m’importa in cambio di tutto ciò che invece desidero …”
Le parti del contratto
Sono “gli Uffici” da una parte (nella persona di un direttore che “aveva la faccia pallida e affilata, e due occhi neri da femmina”, un’assistente sexy di nome Vanessa, che fa rima con diavolessa, due ripugnanti creature: Zabulon e Abandon) e lo scrittore dall’altra. Quello che in diritto si chiama “contratto bilaterale”.
Gli effetti prodotti dal contratto
Dirò soltanto che vengono stimolati – diabolicamente! - in modo scaltro: “Quella maledetta rossa, sempre mezza nuda, mi sorrideva e m’incitava a scrivere”. Ma mi fermo qui, perché sarebbe autentico spoiler spifferare ai quattro venti quali siano gli effetti prodotti dal contratto! Peccato che non commetterà certamente …
… Bruno Elpis
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