Le recensioni di Bruno Elpis
La biblioteca perduta dell’alchimista di Marcello Simoni (Malgradopoi)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Ignazio da Toledo, già protagonista del precedente fortunato romanzo, è ancora in azione: nella seconda avventura scritta da Marcello Simoni, lo vediamo sfoderare un’ulteriore abilità: “Nessuno poteva sospettare che un semplice mercante di reliquie fosse a conoscenza di certe cose, ma in passato Gherardo da Cremona l’aveva iniziato allo studio degli astri e dell’alchimia”.
Anche per il fatto che “da due generazioni la nostra famiglia serve la casata reale di Castiglia”, Ignazio viene ingaggiato da Ferdinando III, “chiamato il santo”: “… teneva in mano una statuetta bianca a forma di donna e di tanto in tanto la accarezzava con gesti smaniosi, quasi infantili. … Era la famosa Madonna d’avorio da cui il re non si separava mai, neppure in campo di battaglia”.
Il sovrano di Castiglia affida il caso misterioso della scomparsa della zia Bianca (“sposa al re francese Luigi VIII, detto il Leone”) al mozarabo Ignazio e a un personaggio che presto si rivelerà equivoco, Messer Filippo da Lusignano (“un volto rude, simile a una maschera di rame”). Responsabile del regale rapimento sembra essere il conte di Nigredo: “Ha manifestato un’indecifrabile doppiezza. Con il rapimento di Bianca di Castiglia sembrava volesse appoggiare il Sud della Francia contro la tirannia della corte parigina, ma poi i suoi mercenari hanno iniziato a devastare i villaggi di queste terre …”
Il viaggio
Ignazio – e separatamente anche il figlio Uberto – attraversano Spagna e Linguadoca.
Una tappa del viaggio è Montségur, che “sorgeva tra sterili protuberanze calcaree. Aveva una forma bizzarra, simile a un pentagono dominato a nord-ovest da un mastio a base rettangolare”. La destinazione finale è il castello di Airagne, ove il misterioso conte di Nigredo pratica l’alchimia: “In cima all’altura sorgeva un castello. Era enorme e circondato da torrioni perimetrali. Più che bastioni difensivi, sembravano grandi comignoli dalle cui sommità uscivano dense colonne di fumo nero”.
“La forma del castello riproduceva il marchio del ragno impresso sulle monete d’oro alchemico”.
Il conte è senza scrupoli: soggioga per i suoi loschi fini una moltitudine destinata a contrarre il saturnismo per via de “… il piombo. Le persone che lo manipolano o ne respirano le polveri, a volte, vengono colte dalla pazzia”.
Il Medioevo
Sullo sfondo scorrono superstizioni, esecuzioni ed eresie: “Un cataro, un adoratore del Gatto. Ecco perché Satana è entrato nel tuo corpo”.
Simbologie e formule: “Fatae sunt foeminae diabolicae”. “… Si riferisce alle tre Parche. Nel tempo il loro nome è stato storpiato in fatae …”
In tutta questa vicenda risolutivo sembra essere il Turba philosophorum, “… opera dei seguaci di Pitagora e di Ermete Trismegisto”. “Il codice era suddiviso in sermoni attribuiti a una moltitudine – una turba – di filosofi greci intenti a confrontarsi in una quantità di dibattiti sugli argomenti più disparati, dalla creazione della materia ai segreti dell’alchimia”.
Il romanzo è ricco di personaggi (forse ce ne sono addirittura troppi), di situazioni e di riferimenti storici. Rappresenta uno strumento fantasioso per respirare l’atmosfera magica, controversa e complessa del medioevo. E per valorizzarne la dimensione culturale.
Gli appassionati di fantasy intelligente e di thriller storico avranno di che gioire. Anche se la storia si conclude con una specie d’addio di Ignazio: “Basta con le avventure e le ricerche forsennate … Basta con i rischi insensati”. E allora, Marcello Simoni, rivedremo ancora il mercante di reliquie in un’altra avventura? Con i numerosi fan, te lo chiede anche …
… Bruno Elpis.
http://www.malgradopoi.it/novita-e-bestseller/qla-biblioteca-perduta-dellalchimistaq-di-marcello-simoni