Le recensioni di Bruno Elpis
Non tutti i bastardi sono di Vienna di Andrea Molesini (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
"Non tutti i bastardi sono di Vienna": lo afferma Don Lorenzo, il parroco, quando ... Scena sorprendente, non può essere svelata!
Il romanzo vincitore del premio Campiello 2011 è ambientato ai tempi della prima guerra mondiale: tra la disfatta di Caporetto e la piena del Piave.
Per lo più la scena si svolge a Villa Spada in terra veneta. Lì una ‘buona’ famiglia spartisce la sua proprietà con gli invasori: i "magnaverze" contraddistinti dal simbolo dell'aquila bicipite.
La storia è narrata da Paolo, il nipote orfano che vive gli eventi drammatici dell'occupazione e si rapporta con gli altri abitanti della villa: la nonna matriarca, la zia che intesse rapporti ambigui con gli invasori, l’originale nonno, inguaribile anticlericale, che in modo del tutto eccentrico si occupa dell'educazione di Paolo (ivi compresa l’iniziazione erotica in un postribolo).
Vi sono anche altri personaggi, non parenti: il guardiano Renato, la sensuale Giulia, la cuoca Teresa e sua figlia Loretta.
La famiglia collabora con gli alleati mandando segnali occulti: aprendo e chiudendo le imposte della villa. I messaggi cifrati "degli scuri" sono indirizzati a un aviatore inglese, Brian, che sorvola la zona e viene soccorso, causando la vendetta austriaca nei confronti di Renato, di Paolo e di suo nonno.
Il romanzo di Molesini potrebbe essere classificato come neo-neorealista. Soprattutto per le descrizioni del clima bellico: la guerra sa "di sterco secco, di cuoio fetido e di ferro"; "nelle strade c'era puzza di legno marcio, di sudore, di uomini, di muli ... e c'era puzza di sangue rappreso nelle bende ...." "C'era odore di fenolo e il vento sapeva di carne bruciata".
Tra violenze vigliacche, esecuzioni sommarie e crudeli ritorsioni, Paolo vive in prima persona l'orrore del conflitto e sperimenta sulla propria pelle l'odio innescato dalla guerra.
I dialoghi sono spesso resi in dialetto veneto; attraverso la parlata popolare ‘la gente’ diventa protagonista di scene che hanno grande potenza rappresentativa. Come in un film in bianco e nero di Rossellini.
Bruno Elpis
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