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Le recensioni di Bruno Elpis

Mai come ieri, romanzo di Stefano Marino

Mentre leggo “Mai come ieri” di Ste’ Marino, soffermandomi sulle particolareggiate descrizioni degli ambienti (della sua infanzia, secondo la confessione dell’autore. Anche se Corvegna è un nome di fantasia), cerco di immaginare le sensazioni che può provare un lettore “indigeno” nel vedere, nei propri luoghi, ambientata una storia di ordinaria follia. Poi, inaspettatamente, la risposta a questa domanda me la fornisce il romanzo stesso: Michele, l’io narrante, giornalista in cerca di riabilitazione dopo una brutta storia di droga nella quale è rimasto coinvolto suo malgrado, indagando sulla sparizione di tre ragazzi e di un prete, raggiunge Cervo: particolare e straordinario borgo del ponente ligure che io ben conosco. Allora, identificandomi nelle atmosfere uniche di Cervo, mi son detto: “Ma Stefano è un macchiaiolo della penna!”

La prima parte del romanzo pone scaltre premesse, come in un gioco di strategia: poi la narrazione si impenna e segue esclusivamente la legge della tensione, travolta - essa stessa - dalla corrente impetuosa della bialera. Il climax è vertiginoso e senza esclusione di colpi (in tutti i sensi).

Il principale merito di Stefano Marino nel suo folgorante esordio, a mio modesto parere, sapete qual è? Quello di aver aggirato, in questa storia dal ritmo incalzante,lo stereotipo del prete pedofilo. Quello di aver costruito una storia di suspense che – in filigrana – affronta anche il tema della xenofobia.