Le recensioni di Bruno Elpis
Minon di Alexia Bianchini e Fiorella Rigoni
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- Scritto da Bruno Elpis
Nel prologo di “Minon”, un’opportuna prolessi sbalza già il lettore al centro della storia. Senza troppi complimenti, Alexia e Fiorella catapultano il malcapitato al cospetto dell’orrenda Exafiria, mentre uno stormo di Gonax (semplifico se dico che sono la versione fantasy dei nostri comuni avvoltoi?) contribuisce a diffondere nell’aria il rivoltante odore del cannibalismo, che impazza nella dimora della figlia di Orax.
Se questa è l’introduzione al romanzo, già nel primo capitolo vi sono tutte le premesse che verranno sviluppate nel corso della narrazione dalle autrici di Minon: ma deontologia vuole che un commento non sveli i segreti distribuiti lungo il percorso del dark fantasy: tanto più in un romanzo come questo, ove gli effetti speciali e le sorprese costituiscono il meccanismo che induce a girare una pagina dietro l’altra.
E allora – sorpreso dall’abilità di due donne che evidentemente si sono reciprocamente sorrette nella tecnica di “incatenare” il lettore sin dalle prime pagine – voglio parlare soltanto delle premesse, senza svelare alcunché della trama.
E comincio con la protagonista, Minon: studentessa, frequenta l’ultimo anno delle superiori. La scuola non l’appassiona. Oltretutto, la ragazza è piuttosto asociale. “… Bella, anche se introversa, con capelli lisci come seta e neri come la notte, ma anche inquietante con quel fisico longilineo e grandi occhi azzurro chiaro che scrutavano il mondo.” Sembrerebbe una ragazza come tante, un po’ dark … invece, nossignori! Perché “la vita da cacciatrice era la sua missione.” E, si badi bene, l’oggetto della caccia non è selvaggina qualunque. Minon, infatti, insegue e cattura … spettri. Spiriti maligni che se ne stanno appollaiati sulle spalle delle vittime umane e che la ragazza dark può vedere grazie al dono del quale è portatrice: “Entità eteree oscure e repellenti, erano capaci di provocare disgusto semplicemente con il loro aspetto tetro ...”
Ma c’è un’altra premessa della quale non posso tacere in questo mio commento. Sto parlando del marchio: Minon lo reca su una mano, sotto al guanto che opportunamente ogni tanto si sfila. Un “simbolo strano e incomprensibile che riempiva i suoi sogni. Un semplice cerchio di fuoco che pulsava quando lei si trovava in pericolo …” Il tatuaggio, in definitiva, è un varco, un portale, uno squarcio dimensionale: e conduce a un altro mondo.
Completano la rosa dei personaggi: uno zio bibliotecario un po’ svanito, Fiamma, una ragazza che patisce la triste realtà familiare di una madre alcolizzata, Rudy, l’amico che riesce a penetrare la scorza di Minon per conquistarne il cuore, Sara, la compagna banale ‘rosa confetto’. Infine c’è un angelo nero: una creatura straordinariamente sensuale e attraente, non fosse che …
In questo fantasy vi sono tutti gli ingredienti classici. Schiere di angeli che hanno perduto i loro flauti, mostri da combattere, arti magiche, ominidi, “il regno del signore del male”, oltre alle immancabili ‘armi’ portentose: Xafi, una frusta-serpente e la prodigiosa spada Kendra.
Ma tutto, anche la trovata più strabiliante, trova collocazione nell’ambito di una coerenza narrativa che nulla concede all’infodump. Così che il lettore può seguire indisturbato, senza essere infastidito da inutili digressioni, l’azione che le autrici rappresentano sulle pagine del loro libro.
Mi piace concludere con uno degli aforismi di E. A. Poe, uno dei miei autori preferiti. Lo scrittore americano è stato infatti prescelto da Alexia e Fiorella per introdurre alcuni capitoli di “Minon”, in virtù della sua riconosciuta originalità che ha anticipato la letteratura gotica: “Se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te”.
Non vi viene un brivido? Magari ricordando che «La vertigine non è la paura per l’abisso, ma l’attrazione per esso», come …
… Bruno Elpis