Le recensioni di Bruno Elpis
Una di Luna di Andrea De Carlo (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Una di Luna di Andrea De Carlo è Margherita, una donna che ha plasmato la sua vita sulla predominanza di un padre ingombrante (“Essere apprensivi per un padre che ti ha tiranneggiato tutta la vita”), non in senso fisico – è di bassa statura – ma per personalità.
Questa circostanza ha condizionato il carattere di Margherita (“Credo che sia per via del carattere di mio padre se ho sempre avuto una tendenza a evitare i conflitti, ad allarmarmi anche per una semplice discussione: immagine che sia già difficile avere un padre aggressivo, ma averne uno aggressivo e ipersensibile è decisamente peggio”), il suo sentire (“Ci vuole poco a farmi sentire fuori luogo, priva dei codici necessari”).
Quando Achille Malventi viene invitato a una trasmissione televisiva come chef (“Sembravano pescati da un catalogo online di stereotipi umani a uso televisivo”), Margherita ha forse l’occasione per regolare il proprio rapporto con il genitore, ma l’occasione fallisce di fronte alle bizze (“La vera pasta alla gricia, che non va mai chiamata amatriciana bianca!”) anche comiche del padre (“Andate a prendere questo diavolo di lardo!”). Un padre che per certi versi richiama un personaggio (anche lì padre) di un precedente romanzo di De Carlo (Uto), mentre per l’ironia ricorda il padre del protagonista di Full of life di John Fante.
Non fallisce però l’occasione d’imbattersi in Jules, un uomo dotato di grande intuizione (“Siete simili in alcuni tratti e opposti in tutto il resto”) anche per il mestiere che svolge. Per la prima volta, Margherita si sente valorizzata come donna: nella sua natura lunare (“Il tuo lato d’ombra… è una parte così importante della tua natura lunare… scoprire la tua parte solare è stata una sorpresa straordinaria”), nel suo desiderio di rompere la monotonia di una vita (“È nei non-luoghi che ti accorgi meglio della vita sbagliata che ti sta succedendo”) sempre trascorsa in posizione soccombente e rinunciataria.
Andrea De Carlo – mi piace il suo stile, se non si fosse capito - è maestro di eleganza e sensibilità nel descrivere l’evoluzione del rapporto sia nella relazione tra i sessi (“Dovevo avere un precoce istinto femminile ad andare incontro al maschio sul suo terreno, cercare di condividere i suoi istinti oscuri…”) sia nell’affermarsi della passione (“Le nostre consistenze si cercavano sotto la lana morbida dei nostri cappotti… nella circolarità liquida delle nostre sensazioni…”).
Sullo sfondo campeggia una Venezia irrituale (“è una città immaginaria… la città giusta per un illusionista”) e s’impone campeggia la consueta attenzione per l’estetica (“Mi deprimo ogni volta che divento improvvisamente consapevole delle brutture del mondo, in forma di comportamenti umani o strutture sociali o edifici o paesaggi”), l’ambiente e i suoi esseri viventi (“Lardo di maiale, ottenuto com’era dalla sofferenza di poveri animali, e riempito di chissà quali schifezze chimiche”).
Bruno Elpis