Le recensioni di Bruno Elpis
Ogni coincidenza ha un’anima di Fabio Stassi (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Vince Corso svolge una professione inconsueta: è biblioterapeuta (“Di mestiere curo la gente con i romanzi!”).
L’anziano Fabrizio Baldini è stato sinologo (“Il vecchio conosceva tutte le lingue”).
Le loro vite s’intersecano perché Vince viene ingaggiato dalla sorellastra del vecchio afflitto dall’Alzheimer (“Qui le ho trascritto l’elenco di queste parole misteriosamente riaffiorate sulla sua bocca”).
Tra una seduta e l’altra con clienti spesso originali (“Esiste un libro che possa far diventare intonati?”), Vince conduce la propria indagine a partire da un’intuizione iniziale (“Così sconnesse e isolate su quel foglio, mi fecero pensare alla tecnica del caviardage”): le frasi appartengono a un libro misterioso (“Se lei lo trovasse, potrei leggerglielo ad alta voce, qualche pagina al giorno”) e l’individuazione del libro è la chiave d’accesso alla vita di un uomo che ha investito nella letteratura e nella linguistica molte risorse ed energia.
Vince incontra l’anziano nella casa di cura. Dal suo incontro e dalla conoscenza di una lettrice cinese nomofoba (“Feng è la fenice, l’uccello che è capace di guardare tutto, dall’alto”) trae nuovi indizi.
Poi subentra il sospetto che l’incarico gli sia stato commissionato per denaro (“Sembra che il vecchio abbia messo da parte molti soldi, ma nessuno sa dove”).
Le visite alla biblioteca di Baldini – un universo sterminato che somiglia alla torre di Babele - sono una miniera di sorprese (“Stoner… Che ci faceva un romanzo americano nel settore della Cina?”) e rivelano un mondo sommerso (“Questo luogo non è soltanto il registro fedele di tutte le sue avventure, ma un percorso iniziatico, un viaggio nella conoscenza, una geografia possibile dello scibile umano”), ormai ermeticamente chiuso dalla demenza senile (“Fabrizio è stato più ingegnoso del morbo che lo ha attaccato. Sapeva che ogni amore è destinato prima o poi all’afasia…”).
Sullo sfondo di una società sempre più intollerante (“Il lembo di un manifesto che incitava all’odio razziale sbatteva al vento… Lo tirai via per sentire che rumore… fa la realtà quando si trappa”), Vince penetra il mistero, ma riesce a preservarne i contenuti prodotti dall’amore per i libri e per la lettura.
Il romanzo è ricco, imbastito di consigli di letture, disseminato di riflessioni sulla cultura letteraria (“L’unico interrogativo ragionevole che un lettore dovrebbe porsi di fronte a quello che legge è chiedersi sempre come suona”) e di spunti interessanti (“Ma ogni destino è riconoscibile sul volto degli uomini molti anni prima che si compia… persino il suicidio o la demenza”).
È un’opera da leggere, non può mancare a chi – come Vince – ama i libri (“La mia memoria è alluvionata da indici, frontespizi, quarte di copertina”).
Bruno Elpis