Le recensioni di Bruno Elpis
L’apprendista di Michelangelo di Carlo A. Martigli (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
L’apprendista di Michelangelo, personaggio d’invenzione creato dalla fantasia diCarlo A. Martigli, è Jacopo da Pistoia.
Jacopo è un ragazzo e ha un sogno che insegue ostinatamente: quello di diventare pittore. Per questo fugge da un padre che lo vorrebbe artigiano lanaiolo nell’impresa di famiglia e, dopo un viaggio insidioso, giunge a Roma.
Qui s’imbatte nientepocodimeno che nella squadra di artisti che stanno affrescando la Cappella che poi si chiamerà Sistina, e conosce quello che forse è il più grande pittore di tutti i tempi: Michelangelo, artista carismatico, autorevole (“Non chiedergli mai spiegazioni, su niente. Obbediscigli e basta”), misterioso (“Temo che Michelangelo sia poco angelo e molto diavolo”), originale (“Al Macello dei Corvi… non dire a nessuno che il maestro Michelangelo abita lì”).
Un autentico colpo di fortuna, anche perché Jacopo – grazie all’intelligenza e all’intraprendenza (“Era soltanto una prova per vedere se mi potevo fidare di te”) – entra subito nelle grazie del Maestro e da lui comincia ad apprendere i rudimenti dell’arte che lo affascina (“Cominciamo dal blu e da tutte le sue tonalità. C’è una pietra, detta lapislazzulo, che dà questa tinta attraverso la macinazione… Il giallo brillante viene poi dall’oro… apprese che il rosso si otteneva da un insetto che si chiamava cocciniglia…”). Ma Michelangelo non è un uomo semplice (“Be’, così nervoso non l’ho mai visto. Forse c’è qualcosa che lo preoccupa”): nasconde molti misteri e sembra dedito alle oscure attività di una setta segreta (“Se venissimo scoperti, non basterebbero le forche di Campo de’ Fiori per impiccarci tutti”), della quale fanno parte individui eterogenei come l’ebreo Abram Romano e il mussulmano Abdul Al Semiz.
Poi il Maestro scompare (“Lo stanno cercando… per l’omicidio del papa”). L’hanno accusato di aver avvelenato Clemente VII (“Potrebbe anche essere stata la cantarella, o l’aconito, o la belladonna, o l’acqua di Perugia, o perfino i funghi di Lucrezia”)…
Con la complicità di un ragazzo difficile e inizialmente scorbutico, il musico Annio, tra i mille pericoli della Roma del XVI secolo, grazie alla curiosità e alla determinazione (“Deciso come non mai ad andare alla scoperta dei segreti di Michelangelo”), Jacopo sfida personaggi ambigui e perversi come l’abate Biagio da Cesena, che nel Giudizio Universale viene raffigurato come l’infernale Minosse, per pervenire a quella conoscenza che il Maestro pone alla base della vita.
Tra molteplici e intriganti riferimenti storici e artistici, Carlo A. Martigli scrive una storia destinata ai più giovani, nei quali risvegliare il desiderio di approfondire e coltivare interessi culturali, e nel frattempo cattura adulti desiderosi di immergersi in suggestioni ed evocazioni (“E non avrebbe potuto completare i segni nascosti, quelli che solo i secoli futuri avrebbero compreso”) o di abbandonarsi a sogni di avventure nascoste nell’intimità e nei ricordi…
Bruno Elpis