Le recensioni di Bruno Elpis
Il volo di Natale di Craig Johnson (i-libri)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
“Il volo di Natale” è ormai affondato nell’oblio dello sceriffo Walter Longmire, personaggio fuoriuscito dalla fantasia di Craig Johnson. Ci pensa a farlo riemergere una giovane donna (“… una specie di sottile crepa sulla fronte di porcellana, quasi fosse fatta di porcellana e a un certo punto qualcuno l’avesse lasciata cadere”), che si presenta nell’ufficio dello sceriffo, chiedendo di essere condotta al cospetto del suo predecessore (“il mio predecessore, l’Alto Sceriffo Lucian A. Connally”): “Ho qualcosa… Qualcosa che ho bisogno di restituirgli”.
L’ex sceriffo è un personaggio strambo, sprovvisto di una gamba ( “Lui arrotolò la gamba del pantalone e cominciò ad allacciarsi la protesi, con tanto di stivale da cowboy a punta”), tanto amico di Bacco (“Quello che so è che ti devo far passare la sbronza e mettere in volo, uccellino mio”) e tanto ruvido (“Lucian, devi smetterla di sparare alla TV”), quanto generoso e testardo.
In un Natale ormai lontano (“La scena… aveva un non so che di dickensiano, con i pioppi ricoperti di brina come glassa bianca…”), forte dell’esperienza di volo accumulata durante la guerra, Lucian si è incaricato di trasportare all’ospedale di Denver con un vecchio velivolo (“Questo vecchio uccellaccio è bloccato qui finché non si presenta qualcuno capace di pilotarlo”) una bambina giapponese ferita, sopravvissuta a uno spaventoso incidente d’auto (“L’unica ancora viva non lo sarebbe rimasta a lungo se non trovavo il modo di farla arrivare a Denver”).
Con la fortuna dei principianti, con la determinazione dell’altruismo e con il desiderio di salvare una vita umana, l’equipaggio di emergenza affronta una tormenta di neve (“Tra poco più di un’orala tempesta arriverà qui da noi e a quel punto non volerà più nessuno, nemmeno Babbo Natale”), essendo preclusa la possibilità di praticare le strade che conducono all’ospedale.
Le descrizioni dello scalcinato aereo sono particolarmente efficaci, anche se spesso condotte con tecnicismi spinti.
Sulle ali dell’ironia e con la forza delle caratterizzazioni, l’autore imbastisce una fiaba natalizia ove il lieto fine viene stemperato dal rozzo protagonista, una macchietta che riesce a condensare in sé la forza dell’umorismo e la potenza delle buone intenzioni, ben dissimulate sotto la rozza scorza del cow-boy.
Bruno Elpis