Le recensioni di Bruno Elpis
Dora Bruder di Patrick Modiano (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
"Dora Bruder” è la storia di una ragazza ebrea chePatrick Modiano, recente premio Nobel per la letteratura, ricostruisce attraverso un’analisi storica (“Ho impiegato quattro anni per scoprire la data esatta della sua nascita: 25 febbraio 1926”), filtrata dalla sensibilità artistica, a partire da un annuncio di giornale.
La quattordicenne, figlia di ebrei immigrati a Parigi, fugge dal collegio che la ospita (“Per quale motivo i suoi genitori l’hanno iscritta a quel collegio?”) quando la persecuzione nazista dilaga nell’Europa (“A Parigi, i giornali del 2 ottobre hanno pubblicato l’ordinanza che imponeva agli ebrei di farsi censire nei commissariati”).
Sulla famiglia Bruder aleggia il senso della precarietà (“Dopo la nascita di Dora, hanno sempre abitato in stanze d’albergo”): l’occhio preoccupato dello scrittore tenta di riesumare una vicenda affondata nell’oblio tra mille difficoltà (“Sono persone che si lasciano dietro poche tracce. Quasi anonime”) e attraverso fonti plurime, per tentare di mantenere vivo un legame (“Ho la sensazione di esser il solo a reggere il filo che collega la Parigi di quell’epoca a quella di oggi…”) con un passato che viene travolto dal fluire del tempo e dall’inconscio desiderio di dimenticare fatti troppo gravi per risultare sostenibili alla coscienza collettiva.
Le tappe delle sorti familiari sono scolpite in documenti rinvenuti nel caparbio intento di percepire – nelle vie e nelle atmosfere della metropoli – uno spirito che l’artista ancora sente.
Nel dicembre 1941 avviene la fuga dell’adolescente (“Data e motivo dell’uscita: 14 dicembre 1941. Causa fuga”); nel marzo 1942 il padre (“Ernest Bruder, legionario francesce di II classe… invalido di guerra al 100%. In quale battaglia è stato ferito?”) viene arrestato; il 17 aprile 1942 Dora viene ritrovata, ma fugge nuovamente; il 15 giugno 1942 si registra il suo secondo ritorno; il 19 giugno 1942 la giovane è internata alle Tourelles, nell’agosto 1942 è trasferita al campo di Drancy.
Tra i dettagli degli archivi (“E questa precisione topografica contrasta con quanto ignoreremo per sempre della loro vita… con quel vuoto, con quel grumo di ignoto e di silenzio”) e qualche testimonianza ancora viva (“Ho scovato una nipote di Eneste e Cécile Bruder. Le ho parlato per telefono”), le emozioni dello scrittore affiorano, emendano le lacune (“Cerco d’immaginare il percorso che la ragazza seguiva”), connettono i particolari, si arrendono di fronte al desiderio di riconoscere alla protagonista della fuga una libertà negata dai tragici eventi storici, che parlano di sofferenze e deportazioni.
Lo stile di Modiano oscilla tra la scientificità dell’indagine storiografica e le vibrazioni di un animismo pronto a cogliere anche nella realtà inanimata (“Eppure, sotto quella coltre di amnesia, si sentiva qualcosa, di quando in quando, un’eco lontana, soffocata, anche se nessuno sarebbe stato in grado di dire cosa, con precisione. Era come trovarsi all’orlo di un campo magnetico, senza pendolo per captarne le onde”) l’assurdo, immane dramma che l’uomo ha inflitto a se stesso.
Bruno Elpis