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Le recensioni di Bruno Elpis

Tra un atto e l’altro di Virginia Woolf (i-libri)

coverTra un atto e l’altro” è l’ultima opera scritta da Virginia Woolf.

In una giornata estiva del 1939 si svolge uno spettacolo estivo allestito con cadenza annuale (“Ogni estate, da sette estati ormai, Isa aveva udito le stesse parole”) dai “locali” e ospitato nell’occasione dagli Oliver. La loro terrazza è il palcoscenico (“Se pioveva, sarebbe stata nel fienile; se era bel tempo sulla terrazza”), il prato che digrada in un avvallamento disseminato di cespugli è retroscena e spogliatoio.
In fondo al pendio, lo stagno delle ninfee è sinistro presagio del prossimo suicidio per annegamento di Virginia Woolf: “Era proprio in quel punto centrale, profondo, in quel nero cuore, che la donna si era annegata… doveva avere uno spettro e lo spettro doveva essere quello di una donna, che si era annegata per amore.” 

 

Il romanzo si apre e si chiude nel salotto degli Oliver: “Vuota, vuota, vuota; silenziosa, silenziosa, silenziosa. La stanza era una conchiglia sonora di quanto era stato prima che il tempo fosse…”
I personaggi affermano la loro presenza e il loro protagonismo “Tra un atto e l’altro”: gli anziani fratelli Lucy Swithin e Bartholomew Oliver, la giovane coppia instabile formata da Isa e Giles, gli ospiti – la signora Manresa e il compagno William Dodge – giunti forse a destabilizzare gli equilibri…
La rappresentazione (“Ma la trama era importante?”) si svolge sotto la regia di Miss La Trobe, che ha il compito – fallirà? - di ricostituire l’unità: “Guardate! Esce fuori dai cespugli – la marmaglia! Bambini! Folletti – fate – demoni. Che portano? Barattoli di latta? I candelieri della camera da letto? Vecchi orci? Miodio, quella è la specchiera della Canonica”.
Tra imprevisti:
“E poi l’acquazzone arrivò, improvviso, copioso.”
“Oh, possa qui trovar fine la nostra pena umana!”
“Ma erano le lacrime di tutta la gente che piangeva per tutta la gente.”
“La pioggia era improvvisa e universale.”
“E la voce che piangeva per l’infinita pena umana ripeteva…”
Sotto il rapido passaggio di una squadriglia d’aerei, minacciosa avvisaglia del conflitto mondiale.
Con un finale, criptico e sospeso, nel quale irrompe una miriade di specchi… 

falenaVirginia Woolf dà vita a un’opera complessa, tutta da scoprire e interpretare, magari avvalendosi della postfazione di Franco Cordelli: “L’autore, questo narratore di fatti obiettivi, passa quasi completamente in secondo piano; quasi tutto ciò che è detto è il riflesso della coscienza dei personaggi…”
Sì, l’autrice passa in secondo piano, ma il suo stile rimane unico e originale: “Il fuoco ingrigì, poi arse, e le farfalle Nimphalis album picchiarono sul vetro inferiore della finestra, picchiarono, picchiarono, picchiarono; a ripetere che se nessun essere umano fosse mai arrivato, mai, mai, mai, i libri sarebbero ammuffiti, le fiamme spente e le farfalle morte sul vetro”. 

Bruno Elpis 

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