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Le recensioni di Bruno Elpis

Cuore primitivo di Andrea De Carlo (MilanNera)

Andrea De Carlo

Cos’è il “Cuore primitivo” del quale si occupa  Andrea De Carlo nel suo ultimo romanzo? 

Narrativamente, “Cuore primitivo” è l’ultima pubblicazione alla quale sta lavorando Craig Nolan, antropologo britannico che giunge a Canciale, paesino sull’Appennino ligure (“La familiarità con un posto non si sviluppa in una progressione regolare, ma a scatti improvvisi”), nella casa di vacanza della moglie Mara Abbiati, scultrice che scolpisce solo gatti (“Paragonare la sua ossessione tematica per i felini a quella di Giorgio Morandi per le bottiglie”).

Durante la vacanza, Craig cerca di verificare le origini di un’abbondante infiltrazione, ma precipita dal tetto e si ferisce in modo serio. I lavori di riparazione vengono affidati all’impresa border-line di Ivo Zanovelli, costruttore spregiudicato e rude che stimola la sensibilità reattiva di Mara. Anche perché la coppia Craig-Mara sta vivendo un momento di crisi; il caos della ristrutturazione e la condizione di parziale infermità di Craig amplificano tensioni e malumori in atto… sino a un finale (insolito per De Carlo) tinto di noir. 

Sul piano dei contenuti, il “Cuore primitivo” è il nocciolo duro dei sentimenti, un nucleo che svolge le sue funzioni al di là di ogni costruzione culturale, psicologica e sociale: “Un buon esempio di come i comportamenti di ogni essere umano, anche il più evoluto, siano dettati da impulsi che risalgono direttamente al suo nucleo innato, originario, prerazionale, il custode delle esigenze primarie della sopravvivenza e della continuazione della specie”. E visto con gli occhi dell’antropologo: “La tendenza alla poliginia è innata nei maschi alfa della specie umana… il cuore primitivo continua a dettare la sua legge anche (e soprattutto) in questo campo”. 

Andrea De Carlo – ancora una volta – analizza le complessità della coppia (“È una delle molte contraddizioni delle donne di oggi: non sono più minimamente disposte a fare quello che le loro madri facevano per i loro padri - e come biasimarle? -, però non vogliono neanche abdicare completamente al ruolo che si accompagnava alla funzione. Quanto agli uomini… hanno rinunciato ben volentieri ad assumersi gran parte delle responsabilità tradizionali nei confronti delle donne, ma non certo al desiderio di essere accuditi - se non serviti e riveriti”) cercando di esplorare meccanismi e dinamiche relazionali mediante la tecnica policentrica della narrazione condotta alternativamente dal punto di vista dei tre protagonisti.
Particolarmente efficace e ironica (“L’impulso è comune a tutti i primati, nel caso di un incontro con un individuo sconosciuto dello stesso sesso”) è l’immedesimazione nel professore inglese, sempre pronto a ricondurre la realtà nell’alveo di schemi e strutture (“L’intervento del maschio rivale che difende il suo territorio, i suoi averi, la sua femmina”). 

Un romanzo intellettualmente stimolante e ironicamente sofisticato, scritto nello stile unico di De Carlo che trasforma la semantica (“A differenza di un’allucinazione, che è una distorsione percettiva nata in assenza di uno stimolo, un’illusione è l’interpretazione distorta di una sensazione esistente”) e il gusto per l’espressione in raffinato, cerebrale divertimento letterario. 

Bruno Elpis 

http://milanonera.hotmag.me/cuore-primitivo/