Le interviste di Bruno Elpis
Cinque domande ad Antonella Di Martino, autrice del saggio “Adolph Hitler, il dittatore”
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- Scritto da Bruno Elpis
Antonella, la tua versatilità culturale, con quest’opera, approda al saggio storico. Ci parli brevemente dei tuoi interessi e delle tue esperienze nelle diverse discipline artistiche che hai affrontato?
Versatilità? In fondo non ho mai fatto altro che scrivere e disegnare, fin dall’infanzia:-)
Terminato il liceo ho frequentato per qualche tempo uno studio d’arte specializzato in pittura su ceramica, quindi ho aperto un mio piccolo atelier. Cercavo di portare avanti al tempo stesso gli studi all’università e il lavoro artigianale, ma con gli anni le cose sono diventate sempre più difficili: prima per la crisi, poi ho sviluppato un’intolleranza ai colori che mi ha costretta a chiudere. All’università (Filosofia, a Pisa) mi hanno incoraggiato a coltivare le mie capacità di scrittura: così ho cominciato a scrivere per un magazine online, il “mitico” Nautilus, per poi approdare a libri e articoli sulle nuove tecnologie.
Questo argomento mi consentiva di lavorare anche sulle immagini digitali, senza problemi di tolleranza. Ho conseguito una seconda laurea (Formatore multimediale) per certificare le mie competenze in questo campo, ma infine mi sono resa conto che il settore non consentiva la crescita professionale cui aspiravo. L’indirizzo psicopedagogico dei miei studi mi ha incoraggiata a proporre scritti di narrativa per ragazzi, inclusi alcuni lavori di cui avevo curato anche le illustrazioni: ho avuto un discreto riscontro per la narrativa, mentre l’illustrazione è stata rifiutata con scandalo e furia. Ultimamente sono approdata alla narrativa per adulti: un ambiente dalla competizione micidiale, ma privo dei limiti e dei pregiudizi che gravano su chi scrive per bambini e ragazzi, che sono troppo spesso considerati creature fragili e insipienti. Alla storia sono arrivata in seguito a un incontro ravvicinato con il nazismo, non molto recente.
Siamo in tempi di esami di maturità: un’opera come la tua, che ha anche il dono della sintesi, è manna per gli studenti che affrontano l’esame di stato. Come nasce il tuo interesse per un personaggio talmente inquietante da indurre meccanismi di rimozione più che di analisi?
L’incontro ravvicinato risale ai tempi dell’università: il nazismo mi interessava per le implicazioni psicologiche, quindi l’ho scelto come argomento per un esame. Una scelta da incubo, nel vero senso della parola. Lo studio del nazismo mi ha scossa per molti motivi, ma soprattutto perché ho constatato che l’ideologia nazista è ancora viva nel substrato culturale e ideologico del nostro tempo.
Il darwinismo ingenuo, per esempio, è un luogo comune molto diffuso: si confondono ancora le leggi morali con le leggi di natura, anche se dovremmo avere già imparato che morale e natura si collocano su piani diversi, e nel caso della natura si parla di leggi per modo di dire. “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita, dobbiamo distruggere in maniera tecnico-scientifica” diceva Hitler. E ancora oggi “la natura” è usata per discriminare in modo “scientifico”. Questa consapevolezza è angosciante, ma bisogna affrontarla: per sconfiggere il nostro nemico, dobbiamo conoscerlo. Hitler non era un marziano, era umano come noi, così come lo erano i nazisti: dobbiamo trarne le conseguenze. Come diceva Orwell, il lato oscuro di Hitler appartiene all’umanità intera, lui aveva la caratteristica di “sentirlo” in modo eccezionale.
L’opera, note comprese, consta di una cinquantina di pagine. Tuttavia immagino che abbia implicato un poderoso lavoro di ricerca e di documentazione. Quanto tempo hai impiegato per comporla?
L’opera era in gran parte già scritta nella mia testa, quindi ho impiegato soltanto un mese a comporla. Anche la documentazione era già in gran parte disponibile, dai tempi dell’università. Inoltre, dopo anni di scrittura su commissione sono diventata molto veloce:-)
Lo scrittore tedesco Timur Vermes ha appena pubblicato un libro nel quale immagina che se oggi ritornasse Hitler, non ce ne accorgeremmo. Dai un’occhiata a questo link e dimmi cosa ne pensi.
Concordo pienamente con l’autore: una personalità come quella di Hitler passerebbe inosservata. Perché mai dovrebbe stupire? Ho sentito molte volte pronunciare con leggerezza frasi che sembrano tratte dal Mein Kampf. Ho sentito pseudointellettuali affermare che il ruolo della donna è stabilito dalla natura, esattamente come sosteneva il nazismo. Ho sentito anche molte persone dall’apparenza innocua invocare lo sterminio di varie categorie umane: clandestini, immigrati, islamici, africani, zingari, anziani, omosessuali. Devo aggiungere alla lista “anormali” di qualsiasi tipo e di tutte le “razze umane” esistenti, anche se la scienza ha dimostrato che non esistono.
Sono soltanto parole, certo. Ma qualcuno le ha già messe in pratica, e l’ha fatto utilizzando una pianificazione accurata, seguendo dei principi che allora erano considerati “scientifici” in tutto il mondo, non soltanto in Germania. Pochi ricordano che Hitler si era ispirato all’opera di Henry Ford: L’Ebreo Internazionale, il problema più importante del mondo.
Una persona attiva come te, dopo quest’opera, avrà già qualcos’altro in cantiere …
Sto sgobbando da mesi sulla biografia di Napoleone Bonaparte. Un altro dittatore: molto diverso da Hitler, molto più complesso. Su di lui la documentazione è immensa: il mio obiettivo ottenere un altro saggio divulgativo di qualità, con un’impostazione particolare, che consenta una visione nuova per un argomento su cui è già stato scritto anche troppo. E poi ho un altro romanzo già terminato, alla ricerca faticosa di un contratto editoriale onesto: anche questo, come quello che hai recensito, contiene problematiche sociali, ma l’approfondimento psicologico lo rende inadatto per la linea editoriale di Diecipercento. C’è anche un altro romanzo in cantiere, già ben “lievitato”. Alla faccia di chi sostiene che scrivere libri è un mestiere per fannulloni :-)
Ringraziamo Antonella per la gentilezza e la disponibilità con le quali ha risposto alle nostre domande.
Bruno Elpis