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Le interviste di Bruno Elpis

Intervista a Roberto Alba ("Io scrittore")

Intervista di Bruno Elpis a l'autore de L'ultima spiaggia delle animeCinque domande a Roberto Alba

Roberto, dimmi la verità, tu sei innamorato delle isole greche e del loro mare …

Non vi è dubbio che suscitano in me un’emozione unica. Ricordano la mia isola di Sardegna e alcune tradizioni locali sono magicamente simili. Nel romanzo parlo di una pietanza che gli abitanti di Rodi chiamano “Kokoretsi” mentre nella mia terra prende il nome di “Trattalia”, ma lascio ai lettori la scoperta del suo gusto e del suo profumo.

Quando scrivo amo documentarmi. Da internet visiono di tutto, dai filmati alle foto, alle cronache locali. Poi acquisto testi sul tema. Ma un viaggio, se possibile, sarebbe stato l’ideale per respirare l’aria e vivere l’emozione dei luoghi raccontati. Purtroppo sono stato a Rodi con la fantasia, come diceva Salgari: “Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”. Aggiungerei che di questi tempi si risparmia pure!

Cosa ne pensi del mio riferimento a tre diverse tonalità del romanzo: quella storica, quella psicologica e quella “fantasy”?

Le ritengo appropriate, anche se in realtà sono quattro, ma procedo con ordine.

La parte storica si basa, oltre che sui resoconti ufficiali di quanto avvenne nel 1938 a Rodi e in Europa alla vigilia della guerra, anche da un libro “profetico”, pubblicato in Italia nel 1934 da Bompiani, “Scoppierà la guerra in Europa?” del premio Pulitzer H. R. Knickerbockers, un cimelio prezioso che conservo con cura. Nel libro inchiesta sono presenti tutte le interviste dei grandi della terra, inclusa quella di Mussolini, ma ne manca una: Adolf Hitler non rilasciò mai quell’intervista…

La parte psicologica del romanzo si basa su una teoria controversa e affascinante allo stesso tempo. Mi è capitato di leggere La sindrome degli antenati di Anne Ancelin Schützenberger, una ricercatrice francese che con i suoi studi ha dimostrato come eventi particolari vissuti dai nostri avi possono essere trasmessi geneticamente alle generazioni successive.

La parte fantasy si può leggere in diversi modi. Ambientare il romanzo tra le isole greche ha portato a uno studio accurato sui miti e le leggende dell’antica Grecia. E su quelle in particolare di Zeus Dio dell’Olimpo. Ne ho scelta una poco nota, ma di un fascino esaltante. Se si osserva il cielo, Sopra la stella polare, verso Nord, si possono notare due stelle che fanno parte del Grande e piccolo carro: Cynosura nell’Orsa Minore ed Elice nell’Orsa Maggiore… non vi svelo altro per non togliervi il piacere della lettura.

La quarta tonalità è la visione della realtà. È il viaggio di un uomo, il protagonista Valerio, verso una “necessaria” verità, su cosa sia l’amore e se valga la pena dedicargli la propria vita.

Tu hai esperienza, diretta o indiretta, della “sindrome degli antenati”?

Curiosa domanda. Mi son posto il problema e credo che qualcosa ci sia. Ho il ricordo di un mio antenato, un fatto vissuto durante la prima guerra mondiale, che durante il periodo natalizio tende a riaffiorare. Non è un sogno o un’allucinazione, come invece descrivo tali situazioni nel libro, ma è un pensiero triste, sofferente…

Forse è solo frutto della mia immaginazione dovuta ai troppi racconti ascoltati dai miei vecchi zii e nonni, ma è qualcosa di troppo “reale” perché possa qualificarlo in altro modo.

Poco tempo fa ho ricevuto un email da una lettrice. Durante una lezione universitaria il docente ha introdotto il tema dei ricordi trasmessi geneticamente e di quanto questo studio, ancora all’inizio, si basi su dei riscontri che non possono essere ignorati in modo semplicistico.

Uno dei massimi esperti oggi in Italia è il Prof. Maurizio Gasseau dell'Università di Torino. È interessante leggere alcuni dei suoi interventi.

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

Volevo ricordare due persone per me speciali.

Il conte Paolo Marrone è la rappresentazione fedele sia nello spirito che nel fisico del mio amico Paolone, mentre l’amico Roberto l’ho descritto nel personaggio di Marcello e in parte in quello del dottor Giacchetti. Il romanzo inizia con una dedica non casuale: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.” (Gabriel Garcia Marquez)

Volevo raccontare il loro ricordo e il mio con loro: la passione per il mare e per la vita. Ma a tutto questo ho voluto aggiungere qualcosa. La seconda dedica svela in parte il mistero: “L’amore è una lotta tra cuori: si ama anche con i no; i sì, se detti spesso, sono illusioni che durano una stagione”. È una pensiero che faccio pronunciare a Luisa, personaggio fondamentale nei “ricordi” del protagonista…

Quando ho terminato il romanzo mi sono chiesto di che genere fosse. Quale strano mistero avesse partorito la mia mente. Il mondo editoriale richiede cliché precisi. I gusti dei lettori sono importanti. Ma io credo che la vita di ciascuno di noi non sia catalogabile in nessun genere preciso. La vita è Vita. La vita è avventura, amore, sesso, pace, guerra, mistero, illusione, speranza, sogni, luce, buio. La vita è un insieme di esperienze che abbracciano i nostri sensi restituendoci emozioni che vanno oltre le nostre aspettative. Il mio romanzo è la vita di Valerio, un giovane avvocato divorzista, tra il suo desiderio e la paura d’amare, tra il mistero dei suoi ricordi e le allucinazioni di un passato che è sempre presente e che ci permette di costruire il futuro: incerto, come la stessa vita insegna.

Quanto alla sua genesi, hai scritto separatamente le tre storie per poi combinarle in paragrafi alternati o hai scritto in successione i paragrafi così come li leggiamo nel romanzo?

Strano ma vero, il romanzo è nato più o meno con la struttura con cui è stato pubblicato. Ho vissuto la scrittura come un sogno. Nell’originale ogni parte è stata scritta anche con uno stile differente. Qualcuno ha mosso la mia mano?! Molto di questo sì è perduto nelle successive fasi di editing per la necessità di meglio amalgamare gli elementi del romanzo, anche se le tracce sono ben visibili. Quando l’ho scritto ero come posseduto da tre penne diverse. Come dici tu: penna d’oca, stilografica e tastiera del PC. Ma la penna d’oca è quella che più mi ha “segnato”, in un momento ho pensato che fosse tutto un ricordo.

L'ultima spiaggia delle anime di Roberto Alba, i-libi